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 Sicurezza


 

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SICUREZZA:

Sulla sicurezza non si scherza, e specialmente in vista di navigazioni impegnative in equipaggio ridotto abbiamo dedicato all'argomento molta attenzione.

- ALLARME UOMO A MARE:

Per quanto la prima regola sia: non cadere in mare!  (e quindi usare le cinture di sicurezza!) è inevitabile che durante una lunga navigazione in equipaggio ridotto, una persona sia in pozzetto mentre l'altra è sotto a dormire.    Immaginatevi se quello in pozzetto fa una scemenza, cade in acqua e l'altro se ne accorge solo dopo due ore, quando sale in pozzetto alla fine del suo turno di riposo!

Le centraline dell'allarme uomo-a-mare e del telecomando dell'autopilota                                            I "braccialetti" dell'allarme uomo-a-mare Raymarine

Su Shaula3 avevamo installato un sistema di allarme "uomo a mare" della Raymarine, composto da una centralina e da due transponder che andavano indossati come un braccialetto (o appesi al collo): se il dispositivo si allontanava più di pochi metri dalla centralina, suonavano le trombe del giudizio!!
Essendo un dispositivo Raymarine, e quindi integrato col sistema di navigazione, si attivava anche l'allarme uomo-a-mare sul chartplotter, marcando un waypoint utile per ritornare sul luogo dell'incidente.

Il principale limite di questo sistema è che non c'è nessun ausilio per localizzare il naufrago, a parte il marcare la posizione in cui era originariamente caduto, ma del resto questa possibilità non era all'epoca disponibile in nessun sistema di costo abbordabile.

L'altro inconveniente, alquanto sorprendente, è che la centralina, pur dovendo necessariamente essere installata in una posizione esposta alle intemperie, non è a tenuta stagna!    Quando abbiamo scuffiato, l'acqua è entrata ed ha messo in corto circuito la centralina, bruciandola e mettendo in corto circuito TUTTI gli strumenti collegati al circuito Raymarine!!

Per ora su Shaula4 non abbiamo messo nulla, anche in vista di un utilizzo meno impegnativo; stiamo osservando con attenzione una soluzione tecnologica diversa, costituita da un "Personal Locator Beacon" basato sul sistema AIS, per cui può funzionare da localizzatore utilizzando come ricevitore il ricevitore AIS di bordo (lo schermo del chartplotter, nel nostro caso).
 

- ALLARMI GAS/CO:

Il fornello a gas è certamente molto pratico, rapido da accendere, utilizza un combustibile facile da trovare in giro per il mondo, ma è innegabilmente pericoloso: una fuga non avvertita per tempo, e la barca può fare BOOM!!

La prima linea di difesa è data da un impianto a regola d'arte, e da una disciplina ferrea: il rubinetto del gas deve essere sempre chiuso, tranne quando la fiamma è accesa, punto!   Niente discussioni, niente "piove, vado a chiudere dopo"!!

Un semplice modello di allarme gas (GPL) con sensore remotabile

Un sensore di gas (GPL) portatile

 

 

 

 

 

Un allarme per Ossido di Carbonio (CO)

 

 

Già da molti anni, su tutte le nostre barche abbiamo installato un allarme-gas: dato che il GPL è più pesante dell'aria, il sensore deve essere installato in basso, idealmente sotto al fornello o comunque al livello del pagliolo, per cui il dispositivo è esposto al rischio di danneggiamento in caso di allagamento (e l'acqua rovina il sensore), quindi è bene avere a bordo un ricambio.    Importante ogni tanto fare una prova per verificare il dispositivo (basta uno spruzzo di gas da un accendino).

Esiste però anche un altro nemico silenzioso a bordo: l'ossido di carbonio che può sfuggire dal tubo di scarico del motore, oltre ad essere prodotto dal fornello o da una stufa a gas: ci vuole un allarme a parte, che va installato in alto in cabina.

Sia su Shaula3 che su Shaula4 li abbiamo installati entrambi; per Shaula4 ci siamo anche equipaggiati con un sensore di gas portatile, utile per verificare l'impianto e per localizzare eventuali fughe.
 

- EPIRB:

In Italia l'EPIRB è obbligatorio già da molti anni per la navigazione d'altura, quindi la decisione di equipaggiarlo era praticamente automatica, del resto questo dispositivo può veramente salvarvi la pelle un giorno!

Originariamente concepiti come radio-localizzatori per gli aeroplani, gli EPIRB (Emergency Position-Indicating Radio Beacons, Radiofari localizzatori di emergenza) sono grandemente evoluti nel corso degli anni; ora lavorano su una frequenza UHF, inviando il loro segnale ad appositi satelliti che, tramite triangolazione, possono localizzare la radioboa con la precisione di poche miglia.   Esistono anche, per un sovrapprezzo modesto, EPIRB dotati di GPS, che trasmettono al satellite la propria posizione, portando così la precisione della localizzazione a pochi metri.
Si attivano a mano, oppure automaticamente quando vengono immersi in acqua, e devono venire programmati con un codice univoco che permette alla organizzazione di soccorso di identificare l'imbarcazione su cui il trasmettitore era imbarcato.

Le nostre scelte?   Su Shaula3 avevamo optato per un EPIRB della ACR, dotato di ricevitore GPS: il meglio sul mercato, niente da dire.     Per Shaula4, alla luce del budget un po' più ridotto, abbiamo scelto un GME, un apparecchio di fabbricazione Australiana che è apparso sul mercato recentemente.   Anche questo dotato di GPS, e costa quasi la metà dell'altro.

 

 

- SART:

Nonostante l'EPIRB permetta di localizzare la barca o la zattera di salvataggio, per il viaggio intorno al mondo abbiamo deciso di dotarci anche di un localizzatore per la zattera di salvataggio: un SART (Search And Rescue Transponder: risponditore per ricerca e soccorso), un dispositivo che "risponde" alle onde radar, facendo apparire sullo schermo radar dei soccorritori un segnale per guidarli verso l'imbarcazione in difficoltà.

Per ora su Shaula4 non abbiamo adottato niente del genere, ma potremmo considerare un PLB-AIS che oltre a fungere da localizzatore per un uomo a mare, potrebbe anche fare da localizzatore su una zattera di salvataggio, il tutto ad un costo molto inferiore a quello di un SART vero e proprio.
 

- ANTIFURTO/ANTIRAPINA:

A parte un breve periodo sulla vecchia Shaula Due, non abbiamo mai avuto a bordo un allarme antifurto, anche se ci abbiamo pensato a lungo, specialmente prima di partire per il giro del mondo.     Anche l'idea di installare una qualche sorta di sirena con lampeggiatore, in modo da poter richiamare l'attenzione in caso di un assalto a bordo, ci era passata per la mente, ma non è stata poi messa in pratica per mancanza di tempo.

Rimane il fatto che il problema dei furti sulla barca incustodita, come pure degli assalti a mano armata, è reale, anche se non all'ordine del giorno, per fortuna.    Dovremmo tornare a pensarci.

 

 

Webmaster: Gianfranco Balducci - email: gfbalduc@tin.it

Last Update: 07/09/2017

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