| |
MAKEMO
All'epoca, ho completamente omesso di
parlare di Makemo, la nostra prima tappa nelle isole Tuamotu.
Diversamente dalla maggior parte delle barche del Rally, insieme con "Baccus", "Neva"
e "Paramour" abbiamo deciso di dirigerci verso isole poco frequentate, e Makemo
era la prima tappa; siamo arrivati alla passe che dà accesso alla laguna
piuttosto ansiosi, dopo aver letto notizie poco tranquillizzanti sui Pilot Book,
ma il percorso attraverso la passe è ben segnalato e la marea non molto veloce,
per cui entriamo con facilità e ci dirigiamo verso le altre barche, arrivate
prima di noi, che ci dirigono per radio.
Il semplice villaggio visto dalla cima del campanile; in
lontananza, Shaula ed altre barche del Rally all'ancora
E' il nostro primo approccio con le Tuamotu,
ed inizialmente il villaggio ci appare come niente affatto caratteristico, ma ci
basta un giro a terra tra le casette, coi bambini festanti, ed una successiva
immersione nelle acque della passe, per innamorarci del posto.
Paramour all'ancora di fronte al villaggio di Makemo
Di ritorno da un diving all'esterno del reef
Avevamo in mente di uscire dalla laguna
attraverso un'altra passe all'estremità opposta dell'atollo, ma un'altra barca del Rally, che ci ha provato pochi
giorni prima, ci ha dissuaso, a causa dei frequenti ed invisibili "bommies",
delle specie di colonne di corallo che vengono su improvvise su fondali che
sarebbero di tutta sicurezza, ed arrivano a sfiorare la superficie, invisibili
trappole per l'incauto navigatore!
15/04/2008
PASSE....
Dunque, gli atolli corallini sono degli anelli con all'interno una laguna
variamente costellata di scogli ed isolotti.
Fin quì, tutto bene, ma come si entra? Nella maggior parte dei casi, l'anello di
corallo è irregolare, e quà e là si sono formati dei passaggi, chiamati
perlappunto...passaggi! (PASSE, in francese).
Passaggi si, ma non stà scritto da nessuna parte che questi passaggi siano belli
larghi e liberi da ostacoli, anzi la maggior parte sono stretti, tortuosi e
costellati di bassifondi che nessun cartografo si è preso la briga di
documentare, tantopiù che il corallo cresce e cambia col tempo e quindi sarebbe
pure fatica sprecata!
Un problema aggiuntivo: dato che quì ci sono le maree, l'acqua dentro la laguna
sale e scende, e da dove passa l'acqua necessaria per variare il livello? Ma
dalle passe, naturalmente!
L'acqua nella passe quindi entra o esce a seconda della marea: se la marea è
calante, l'acqua dovrebbe uscire, se è montante dovrebbe entrare, e quando la
marea cambia dovrebbe stare ferma per un breve periodo.
....dovrebbe!....
Tanto per complicare un tantinello le cose, le onde che si frangono sulla
barriera corallina scavalcano la barriera stessa e fanno entrare altra acqua,
che deve pur uscire da qualche parte. Naturalmente, questo fenomeno è variabile,
dipende dalla forza del vento e delle onde.
Risultato, l'acqua continua ad uscire anche all'inizio ed alla fine della marea
montante, ed in alcune isole esce sempre, ma anche quando per un po' entra, il
momento della stanca di marea è difficilmente prevedibile, ed infatti nessuno ci
prova neppure a prevederlo!
I "pilot book" scritti apposta per i velisti danno qualche indicazione: "la
stanca di marea in quest'isola è un'ora e mezzo dopo l'alta marea", "in
quest'altra è 5 ore prima del passaggio della luna dal meridiano" (eeh? prego?),
"la corrente in uscita raggiunge i 15 nodi" ed altre amenità del genere, la cui
principale caratteristica è di essere poco affidabili!
Risultato, ieri a mezzogiorno sono andato giulivo verso la passe di Makemo con
il battellino, per vedere come andava la corrente, in previsione che il momento
migliore fosse circa un'ora dopo, come ci avevano detto dei pescatori locali.
Me ne stò bel bello lì sul limitar del passaggio, cercando di capire dove stesse
scorrendo l'acqua, quando mi trovo improvvisamente circondato dalle ondine corte
caratteristiche di quando c'è una corrente forte: in pochi secondi, l'acqua
aveva cominciato a scorrere in fuori e mi stava trascinando via!! Metto il
fuoribordino da 3 cavalli a tutta manetta, il gommino plana sull'acqua, ma
guardando verso terra mi rendo conto che stò andando indietro!
...me la sono vista brutta: prossima fermata, isole Hawaii?...
Lentamente, mi sono portato verso la riva sperando in una contro-corrente:
niente controcorrente, ma zigzagando tra gli scogli in trenta centimetri
d'acqua, riuscivo a guadagnare terreno: "speriamo che basti la benzina, speriamo
che il motore non esploda, speriamo di non urtare il fondo con l'elica,
speriamo.....".
Vabbè, per farla breve, niente Hawaii, ma c'è mancato poco!
Un'ora dopo, tutti belli in fila ci dirigiamo verso la passe con le 4 barche: è
l'una, l'ora migliore come ci hanno detto i pescatori! "Neva" gira l'angolo....e
parte a palla di cannone spinta dalla corrente! Quando tocca a noi, ci troviamo
a correre ad 11 nodi con gli scogli di quà e di là, per essere poi scaraventati
dritti in bocca ad una serie di onde altissime e ripidissime che ci attendono
all'uscita della passe, dove la corrente si scontra con le onde dell'oceano; noi
eravamo ben chiusi, perchè ce lo aspettavamo, ma altre barche si sono mezze
allagate giocando al sommergibile in mezzo a queste onde francamente pericolose.
Una nottata relativamente senza storia, ed eccoci arrivati a Tahanea dove ci
attende un'altra passe: stavolta però accendiamo il cervello, non ascoltiamo
nessun pescatore (anche perchè non c'è!), e dopo una mezz'ora di attesa
becchiamo il momento giusto ed entriamo senza troppi patemi d'animo, dopo aver
visto un'altra barca uscire troppo presto saltando come noi ieri.
Ora siamo ancorati di fronte ad un isolotto coperto di palme.
Una razza è appena saltata fuori dall'acqua sotto al naso di Baby.
L'acqua è azzurra, ma proprio azzurra.
Una pacchia!!!
16/04/2008
LEON...
Siamo a Tahanea, ancorati all'interno della barriera corallina, nelle vicinanze
di una piccola passe sulla quale si affacciava il villaggio di Otao, che è ora
abbandonato. QUASI abbandonato, anzi!
Siamo andati a terra col battellino, infilandoci in una laguna che quasi
comunica col mare dall'altra parte e così siamo potuti scendere a terra sulla
riva piuttosto ripida ma almeno senza onde, poi ci siamo messi a camminare lungo
la riva, Mami raccogliendo coralli e conchiglie, finchè siamo arrivati al
vecchio villaggio.
E lì abbiamo incontrato Leon: vive quì, in compagnia di un altro pescatore, e
vivono di pesce ed aragoste pescate a pochi metri di distanza, nelle acque della
passe.
Hanno restaurato una capanna di lamiera, ed hanno tanto di freezer alimentato da
un gruppo elettrogeno, e ci sono alcuni piccoli di sula, dall'aria come al
solito stranita, che sembrano vivere tranquillamente con loro.
Gentilissimo, Leon, ci dà il benvenuto e ci indica dove conviene andare ad
ancorarsi; ha una strana faccia allungata, con una leggera barba, che lo fà
sembrare un giapponese più che un polinesiano. Parla anche qualche parola di
inglese, non dà l'impressione di essere un disadattato, la casetta è ordinata e
sono, nella loro semplicità, ben attrezzati.
Il sole stà calando ed il battellino è lontano, salutiamo Leon ed il suo amico,
e torniamo a bordo a goderci il sole che tramonta dietro le palme.
17/04/2008
TAHANEA!!
L'altra giorno, quando siamo arrivati, il gruppo si era
diviso: l'ancoraggio vicino al vecchio villaggio è molto vicino alla passe, e
quando l'acqua è in entrata ci si ritrovava ancorati in un ribollire di ondine
causate dal vento che và in direzione opposta alla corrente. "Neva" e "Paramour",
che erano ancorati proprio nel bel mezzo di questo baillame, hanno deciso di
avventurarsi più lontano lungo la barriera corallina, e si sono ancorati ad un
paio di miglia da noi e "Baccus", che non poteva muoversi manco volendo perchè
il loro salpancore era entrato in sciopero. Volevamo scendere a terra a vedere
il vecchio villaggio, e ci eravamo ripromessi di raggiungere gli altri la
mattina successiva.
...e questo abbiamo fatto: l'ancoraggio si è rivelato ampio e ben riparato, e lo
scenario è di quelli da cartolina! Isolotti coperti di palme, acqua azzurra
piena di pesci di ogni genere (avvistamenti di oggi: "Neva", uno squaletto di un
metro e mezzo, Baby una murena in una spanna d'acqua).
Alle 3 di pomeriggio, tutti a terra sul vicino "Motu" (si chiamano così le
isolette che compongono la barriera), attrezzati di tutto punto con barbecue,
benzina per accendere la legna, e cibarie sufficienti per un plotone di marines
affamati!
Due acquazzoni (l'ho detto che quì piove spesso??) hanno tentato di rovinare il
divertimento, ma poi il cielo si è rasserenato, è sceso il sole ma è salita una
luna a padella che illuminava tutto a giorno, il falò sulla riva, la pancia
piena, facciamo girare una bottiglia di "caňa", e tutti restiamo lì imbambolati
a goderci lo spettacolo.
Si torna a bordo con qualche difficoltà perchè è scesa la marea ed il corallo
ora sbuca dall'acqua minacciando il fondo dei battellini e le eliche dei
fuoribordo, Peter di "Neva" riesce non si sà come a cascare in acqua durante il
passaggio dal battellino alla barca (in acqua calmissima, bisogna precisare),
lui dà la colpa alla "caňa", poi ci ritroviamo seduti sulla prua della barca a
contemplare lo spettacolo alla luce della luna.
Dovevamo partire da quì oggi, per andare su un'altra isola. Ma chi ce lo fà
fare? Quì è una meraviglia!
Probabilmente partiremo direttamente da quì sabato per essere a Tahiti lunedi 21
ad attendere nostro figlio Enrico che ci raggiungerà per una quindicina di
giorni.
13/05/2008
ISOLE SOPRAVENTO...
Già, di nuovo!
Decisamente i navigatori di una volta non brillavano per fantasia, ogni volta
che incontravano delle isole, le dividevano in "sopravento" e "sottovento"! Il
massimo l'hanno raggiunto gli Olandesi, le cui isole Caraibiche sono
"sopravento" per loro (rispetto ad Aruba, Curacao e Bonaire, anch'esse olandesi
e considerate "sottovento") ma sono parte delle isole "sottovento" per Inglesi e
Francesi, rispetto alle isole "sopravento" dei Caraibi stessi Martinica, Santa
Lucia, St.Vincent eccetera.
Vabbè, il punto è che nella Polinesia Francese il gruppo delle Isole della
Società è diviso in "sopravento" (Tahiti, Moorea ed un paio di isolette più
piccole) e "sottovento" (Huahine, Raiatea, Tahaa e, granfinale, Bora Bora -
seguita da due isolette meno famose, Maupiti e Maupihaa).
A proposito, si chiamano "Isole della Società" non per ricordare la particolare
socievolezza degli abitanti, ma sono state chiamate così da Cook in onore della
Società Geografica Britannica, ed i Francesi non l'hanno cambiato.
Fino agli inizi del '900 quì avevano un Re, l'ultimo dei quali, Pomaré 5°, era
una povera figura di marionetta gestita dai Francesi che accettò in cambio di un
aumento dei suoi appannaggi di firmare un trattato di "protezione" che
praticamente diede l'avvallo formale alla dominazione Francese.
Tahiti dunque: prima di arrivare, ci avevano messo in guardia: carissima, molto
sfruttata turisticamente, ve ne andrete perchè avrete finito i soldi, eccetera
eccetera...
In effetti, dopo mesi trascorsi all'ancora in località solitarie, tornare ad
essere ormeggiati ad un pontile letteralmente a 10 metri dalla strada principale
di Papeete (Boulevard Pomarè, manco a dirlo!) è stato uno shock culturale oltre
che auditivo.
La città è effettivamente carissima, specialmente per gli alcoolici (il chè ha
gettato nello sconforto alcuni equipaggi del rally...), anche se per esempio è
possibile mangiare la sera a prezzi ragionevoli a degli improvvisati ristoranti
motorizzati che vengono allestiti sul piazzale del porto (i cosiddetti "roach
coaches", con un gioco di parole sul termine che significa "scarafaggio" in
inglese): buonissimi, almeno quelli che abbiamo provato.
Un altro luogo caratteristico di Papeete, il Mercato coperto: sarebbe un normale
mercato, come una volta ce n'erano anche da noi, dove si vendono sopratutto
frutta e verdura coloratissime ed alimentari in genere, ma non mancano i
souvenir, le magliette e le perle.
Il coloratissimo mercato coperto di Papeete; frutta, verdura, ma
anche abbigliamento e perle!
Già, le perle: la Polinesia è sempre stata una delle principali fonti di
raccolta delle perle, ma da alcuni decenni il processo si è industrializzato ed
un intraprendente giapponese ha introdotto la coltivazione delle perle nere, che
sono diventate una caratteristica locale.
Perle nere perchè sono prodotte da una particolare conchiglia che produce una
madreperla scura, che và dal grigio scuro al verde con tutta una serie di
sfumature intermedie.
Non a caso, il viale principale di Papeete è costellato di negozi che vendono
perle, a prezzi da infarto.
A differenza delle Marchesi, le rive dell'isola, che danno sulla laguna,
circondata e protetta dalla barriera corallina, sono quasi totalmente abitate: è
rarissimo trovare tratti di riva su cui non si affacci una casa (o un albergo!).
L'interno dell'isola è quasi completamente disabitato, con un panorama
drammatico non molto diverso dalle Marchesi.
Perfino più movimentata e per certi versi ancora più sviluppata turisticamente
di Tahiti è Moorea, ma quì lo sviluppo turistico è molto discreto e non dà
troppo nell'occhio, a parte i 4 o 5 alberghi di improbabili capanne su
palafitte; comunque Cook's Bay (dove Cook non è mai stato) ed Opunohu Bay (dove
Cook invece E' stato) sono due spettacoli indimenticabili.
Uno spettacolare tramonto sopra Moorea, vista da Tahiti
COSE DA TURISTI...
Mentre siamo all'ancora a Cook's Bay, non
possiamo esimerci da alcune attrazioni turistiche, che del resto sono possibili
solo da queste parti, come nuotare in mezzo agli squali, dar da mangiare alle
razze o aprire un cocco alla maniera tradizionale.
14/05/2008
LA SINDROME DEL BOUNTY...
Da queste parti si arriva rapidamente a capire perchè il povero capitano Bligh,
dopo una sosta che si era protratta per diversi mesi, non aveva nessuna speranza
di convincere il suo equipaggio a ripartire!
Partiti definitivamente da Tahiti, abbiamo gettato l'ancora ad Opunohu Bay, su
Moorea, dove eravamo già stati la settimana scorsa con Enrico: splendido
ancoraggio al riparo del reef, all'imboccatura della baia dove hanno girato
almeno due edizioni degli "Ammutinati del Bounty" (quella con Marlon Brando e
quella con Mel Gibson).
Cook's Bay, Moorea
In realtà questa baia è molto più bella di quella di Tahiti dove il vero Bounty
era all'ancora, che oggigiorno si chiama "Venus point" ed è poco più di una
spiaggia orlata di palme.
Venus Point, dove aveva ancorato il Bounty; c'è di meglio in
Polinesia, ma non è malaccio!
Dovevamo partire il giorno dopo, ma abbiamo colto la prima scusa plausibile per
rimandare di un altro giorno, ed alla fine ci siamo decisi a muovere molto a
malinquore.
Gli dei del mare (sobbillati dallo spirito del buon capitano Bligh??...) ci
hanno punito come meritavamo: dopo poche ore siamo stati raggiunti da un fronte
di cui i bollettini non hanno fatto parola, ed abbiamo passato la notte a
zigzagare tra gli acquazzoni!
Arrivati a Huahine, siamo entrati nella Passe ed abbiamo subito dato ancora di
fronte al paesino di Fare: l'isola conta numerose insenature, raggiungibili
navigando all'interno della barriera corallina, e l'ancoraggio davanti al paese
è certamente il meno interessante, ma c'è un bel pontiletto per andare a terra
coi battellini, un bidone della spazzatura apposta per i visitatori (due
assolute rarità!), un supermercato ENORME e fornitissimo, ed INTERNET!! Finisce
che anche quì ci fermeremo un pochino!
15/05/2008
EROI ED AQUILONI...
Questa non me la potevo perdere:
tra i tanti personaggi che popolano le leggende locali spicca HIRO, un guerriero
spesso elevato al rango di semidio e le cui imprese ricordano un pochino l'eroe
greco Achille.
Nei secoli passati, la costruzione ed il volo di giganteschi aquiloni era una
cosa seria, oggetto di gare dal significato rituale; Hiro decise di partecipare
ad una di queste competizioni, e per far ciò costruì un aquilone di enormi
dimensioni, seguendo i consigli della madre, anch'essa una semidea, per quanto
riguardava i materiali da utilizzare.
Lanciato l'aquilone, questo si innalzò nel cielo, e lì rimase, ben fermo,
assicurando ad Hiro la vittoria ed il ricordo delle generazioni future, perchè
l'aquilone di Hiro è ancora lì, alto nel cielo, ed è la costellazione dello
Scorpione!
27/05/2008
MARAE E GRANCHI...
Una delle caratteristiche che accomuna tutte le isole della Società sono i "Marae"
(pronunciato "marè"): si tratta di semplici piattaforme di sassi, tipicamente di
pianta rettangolare e spesso con un sopralzo da un lato, che possono essere da
una decina fino a 20-30 metri di lato.
Si trovano dovunque, spesso vicino alla riva ma non sempre.
Cosa erano? Tipicamente, luoghi di ritrovo (i potenti stavano sul sopralzo, ed
il popolino stava sulla spianata), sono poi col tempo diventati luoghi di
cerimonie religiose (inclusi sacrifici umani, a volte - sempre uomini, non erano
mica scemi e le donne le tenevano ben vive!).
Esisteva tutta una gerarchia di Marae, e quello di Raiatea, l'isola sacra
(secondo la leggenda, la prima isola a sorgere dal mare) è decisamente
particolare: si tratta di una vasta spianata sul mare, che da queste parti è una
rarità, con tre grandi piattaforme di pietra a qualche decina di metri l'una
dall'altra, tra le palme. E' facilissimo immaginarsi le grandi adunanze, con le
tribù provenienti dalle varie isole che arrivavano con le grandi canoe e si
installavano sulla spianata per partecipare ai festeggiamenti intanto che i capi
discutevano di alleanze e di guerre.
Il terreno tutto intorno, a decine di metri dal mare, è crivellato di buchi:
talpe? No, GRANCHI!! Tanti, enormi, fanno le loro tane nella sabbia anche a
molte decine di metri dall'acqua (un paio mi hanno addirittura attraversato la
strada davanti all'auto!).
Oh, per inciso, prendere le pietre dei Marae porta una sfortuna pazzesca:
perfino Baby non ha voluto correre rischi!
29/05/2008
IL MITO DELLA VAHINE...
Già, il mito della bellezza Polinesiana, il Bounty, e tutte quelle storie....
Spiace dirlo, ma la media degli abitanti di tutta la Polinesia Francese sono
senz'altro gentili, accoglienti ma tutt'altro che degli esempi di bellezza:
moltissimi sono sovrappeso, e le donne in particolare hanno una tendenza,
presumibilmente genetica, ad ingrassare molto con l'età.
Gli uomini ancora ancora si difendono, entro certi limiti la corporatura robusta
mimetizza la ciccia.
Le ragazze giovani a volte sono magre e carine, ma spesso sono già delle palle
di lardo....
In molti casi, il poco moto (per non chiamarla pigrizia bella e buona)
contribuisce non poco: la vita quì è facile, il cibo viene giù dalle piante o si
cattura in un'oretta con una rete dalla riva, perchè affannarsi per guadagnare
di più?
C'è da dire che la società Polinesiana è decisamente paritaria, per non
definirla matriarcale: le donne fanno di tutto (compreso guidare gli enormi
autobus urbani) e tirano avanti la baracca, mentre gli uomini ciondolano in giro
senza scopo.
Si vede qualche differenza da un'isola all'altra, sia per quanto riguarda il
darsi da fare e sia per la cura della persona: a Tahaa per esempio, la gente ha
in generale un aspetto più sano, e la sera si vedono squadre di ragazzi e
ragazze allenarsi nelle durissime corse con le canoe a bilanciere (e le ragazze
ci danno dentro!....).
30/05/2008
OCHE ASSASSINE...
In tutte le isole della Società, tipicamente il terreno cade giù verticale dalla
montagna, ed al livello del mare c'è una spianata di 20-30 metri tagliata
solitamente in due dalla strada che fà il giro dell'isola.
Tutto questo terreno pianeggiante è diviso in lotti che appartengono (presumo da
secoli) ad una famiglia: uno tra la montagna e la strada, ed uno tra la strada
ed il mare.
Le case sono nella maggioranza dei casi molto semplici, addirittura con le
pareti in compensato ed il tetto in lamiera, mentre spesso il giardino è
curatissimo e ricco di piante multicolori, ed accanto alla casa vedi
parcheggiate auto nuove e costose, perloppiù grossi SUV giapponesi o americani.
I villaggi più poveri si distinguono perchè la strada è mal tenuta e non ci sono
i SUV.
Una cosa curiosa che abbiamo visto a Bora Bora sono le tombe degli avi in
giardino: non tombe poco appariscenti, al contrario!
A Tahaa, abbiamo passato una notte ormeggiati alle boe del cosiddetto "Yacht
Club", che poi è un ristorante che mette a disposizione dei clienti le sue boe.
La stradina che dall'edificio dello Yacht Club và verso la strada principale
costeggia gli edifici di una Pearl Farm, e le due proprietà sono divise solo da
basse siepi; non mancano i cartelli che incoraggiano i visitatori ad andare a
vedere le perle.
Un paio di giorni prima, eravamo passati di lì in auto, e Baby si era
intrufolata nel cortile della Pearl Farm accolta, credeva lei, da un branco di
oche festose: lei allunga una mano, ed una oca le si avventa contro ferocissima,
sibilando come un gatto e mordendole un alluce! (il tutto documentato da Keith
di "Baccus" che stava fotografando la scena bucolica...)
Quando siamo tornati con la barca, Baby è tornata dalle oche, armata di due o
tre baguette di pane ammuffito: non è chiaro se voleva darle da mangiare alle
oche per fare amicizia o usarle per difesa, stà di fatto che le oche non si sono
fatte commuovere...
05/06/2008
ISOLE SOTTOVENTO
Ormai abbiamo lasciato la Polinesia Francese da qualche giorno, ed è tempo di
bilanci: le isole sottovento, dunque!
Arrivando da Moorea, in forte ritardo sul gruppo perchè non riuscivamo a
deciderci a venir via, si incontra per prima Huahine, che si suppone essere la
meno sviluppata turisticamente: certo è più semplice, ma la cittadina è
accogliente ed è possibile percorrere tutta la laguna fino all'estremità
meridionale dell'isola, dove siamo rimasti ancorati per qualche giorno.
Bello e ben organizzato il Marae con relativo piccolo museo sulla costa nord, e
la costa sopratutto sul lato est è molto movimentata ed offre dei bei panorami.
Arrivati a Raiatea, che si suppone essere più attrezzata, abbiamo trovato:
- niente posto in porto
- un ormeggio di fortuna al marina delle barche a nolo
- prezzi alti
Shaula e Baccus sorvegliati dal loro "Tiki" personale
In compenso, il giro dell'isola ci ha riservato due gemme:
- il cosiddetto Giardino Botanico, in realtà un vasto appezzamento di terra dove
qualcuno ha piantato ogni possibile specie di pianta, fiore o frutto tropicali,
- la spianata del Marae "internazionale" di Taputapuatea (era praticamente il
"palazzo di vetro" dei popoli Polinesiani).
Raiatea e Tahaa sono così vicine che condividono una sola barriera corallina:
ancorata Shaula in fondo ad una lunghissima baia che quasi taglia in due
l'isola, abbiamo fatto il solito giro in auto che però non ha riservato grandi
sorprese.
Dopo un paio di giorni ci siamo portati con Shaula vicino a "Private Island",
dove si trova il cosiddetto "giardino di corallo": si tratta in realtà di una
passe tra due isolotti coperti di palme, con si e no un metro d'acqua ed
inframezzata di rocce di corallo. A prima vista, una delusione, poi ti accorgi
che basta acquattarsi nell'acqua, puntellandosi a qualche sasso per non essere
portati via dalla corrente, e dopo poco i pesci si abituano alla tua presenza e
cominciano a nuotarti attorno come se non ci fossi. Una esperienza analoga ad
una immersione sul reef, ma fatta in due spanne d'acqua!
Ed infine, Bora Bora: dopo aver visto le altre isole, e prevenuti da avvisi di
"prezzi alti, molto turistica, blah blah..." non ci spettavamo molto, ma abbiamo
dovuto cambiare idea.
In lontananza, i picchi di Bora Bora
A differenza delle altre isole della Società, Bora Bora combina l'isola centrale
con spettacolari picchi montagnosi ed un atollo corallino che si è sviluppato al
punto di formare isole abitabili, come negli atolli delle Tuamotu.
L'acqua della laguna è pulitissima, nonostante un certo traffico, e piena zeppa
di pesci di tutti i generi e colori.
Fuori dalla passe, una nuotata in mezzo agli squali fà una certa impressione, ed
il corallo è forse il più bello visto finora.
La fortuna di quest'isola l'hanno fatta gli Americani che durante la guerra
l'hanno occupata per costruirvi un aeroporto che per moltissimo tempo è rimasto
l'unico di tutta la Polinesia, ma il posto è ancora bello, poche storie!!
Ci concediamo una serata "elegante" al rinomato ristorante "Bloody
Mary"
Ci saremmo fermati volentieri qualche giorno in più, ma ormai il tempo stringe
ed abbiamo dovuto levare l'ancora in direzione delle isole Tonga, con prevista
una tappa intermedia ad Atiutaki, nelle isole Cook.
PROSEGUI
LA LETTURA...
|