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(il nostro itinerario da Darwin all'Indonesia e
Singapore)
Il titolo di questa pagina è piuttosto riduttivo, in
realtà Bali e Singapore erano le due tappe "ufficiali" del Rally, ma
l'itinerario prevedeva l'entrata in Indonesia a Kupang, su Timor-Ovest, per poi
proseguire lungo la catena delle "Isole delle Spezie", passando per il Parco
Nazionale di Komodo, Sumbawa e Lombok prima di raggiungere Bali.
Lasciata Bali, molte barche si sono dirette al
Borneo per visitare la riserva degli Orang-Untang e da quì dirigersi verso
l'isola di Batam ed il marina di Nongsa Point per le pratiche di uscita
dall'Indonesia.
Poche miglia, ma attraversando il
trafficatissimo canale che la separa dall'indonesia, e si raggiunge Singapore.
Pochi giorni prima di lasciare l'Australia
arriva la brutta sorpresa: in Indonesia hanno cambiato le regole, ed i 100 e
passa yacht del Rally Indonesia, che ci hanno preceduto a Kupang, sono stati
tutti posti sotto sequestro, pretendendo che paghino una gigantesca tassa di
importazione per entrare nel paese! La direzione del Blue Water
Rally si è data da fare per trovare una soluzione, ma le uniche alternative che
ci vengono prospettate sono:
1) andare direttamente a Bali, dove queste
nuove norme non sono ancora applicate
2) pagare quasi 1000 dollari per essere
"invitati" da uno yacht club locale che "garantisce" per noi, nel qual caso
saremmo esentati dal pagamento dell'importazione.
Ingoiamo il rospo e decidiamo di pagare, come
quasi tutti gli equipaggi, anche se abbiamo dovuto affrontare alcune grosse
spese in Australia, tra cui un fuoribordo nuovo, che ci hanno lasciato a corto
di fondi.
14/10/2008
RUPIE E DRAGONI...
Dopo una traversata di 500 miglia quasi tutta a motore, abbiamo raggiunto Kupang,
sull'isola di Timor, nostro porto di entrata in Indonesia.
"Porto" non è la parola che userei: ci siamo ancorati davanti alla città, lungo
una costa diritta che non dà molto riparo e le onde ci fanno ballare.
L'ancoraggio, piuttosto esposto, davanti a
Kupang, Timor-Ovest
Smaltite le pratiche burocratiche, costose e cervellotiche ma non
particolarmente lunghe, la prima missione è stata trovare un Bancomat per
prelevare qualche milione di Rupie: eh si, la rupia vale molto poco, e facciamo
tutti fatica ad abituarci al fatto che 10000 Rupie sono in effetti un Euro
scarso e quando ci chiedono 100000 Rupie per una collanina di perle sono in
effetti 10 Euro...
(sinistra) uno scorcio del caotico mercato di
Kupang
(destra) numerosi ragazzini si offrono di trasportare le merci acquistate
La città è animata ed interessante, e la gente molto amichevole anche se la
lingua è un problema, l'inglese è parlato poco e male; un po' fastidiosi gli
insistenti venditori di un po' di tutto, e la cosa più triste è la sporcizia:
c'è spazzatura ovunque, anche se la gente è vestita in modo dignitoso ed i
negozi sono relativamente puliti.
Lasciata Kupang senza troppi rimpianti, abbiamo raggiunto il Parco Nazionale di
Komodo, ancorandoci la prima notte in una insenatura a sud dell'isola di Rinca:
ci sono i famosi "draghi" di Komodo che passeggiano lungo la spiaggia!! Fà una
certa impressione, sembra di essere al Jurassic Park.
Yacht all'ancora nell'insenatura meridionale di
Rinca
Dal battellino seguiamo un grosso varano di
Komodo che passeggia lungo la spiaggia
(In realtà, forse abbiamo corso qualche
rischio! Solo molto tempo dopo Baby mi ha confessato che credeva che
i Varani di Komodo fossero erbivori, non si era resa conto che fossero carnivori
ed aggressivi!)
Il giorno dopo ci siamo spostati a nord dell'isola, dove c'è la stazione dei
Ranger, per fare una lunga e torrida camminata in giro per l'isola, bellissima
con un panorama mozzafiato e draghi, scimmie, bufali, cervi e quant'altro.
L'ingresso al parco sul lato nord dell'isola di
Rinca
Ci si aspetterebbe di veder comparire un T-Rex
da un momento all'altro...
I draghi più grossi arrivano tranquillamente a 3 metri di lunghezza, ed a
dispetto della loro apparente pigrizia sono capaci di scatti fulminei e sono
francamente pericolosi, anche se l'ultima volta che hanno ucciso un turista
risale ormai ad oltre 20 anni fa... (le guide comunque, senza farsi troppo
notare, sono sempre in guardia con i loro lunghi bastoni per colpire sul naso
l'eventuale drago che si avvicinasse troppo...).
Torniamo a bordo distrutti dalla stanchezza e dal caldo, ma ne è valsa la pena!!
17/10/2008
VULCANI E SORRISI...
Due cose che proprio non scarseggiano, in Indonesia: non solo le isole sono
ovviamente di origine vulcanica, ma ci sono numerosi vulcani ancora attivi: ieri
pomeriggio ci siamo ancorati alle falde di uno di questi, un bestione di oltre
3000 metri, di fronte ad un piccolo villaggio di pescatori.
Siamo andati a terra col battellino, zigzagando tra le imbarcazioni da pesca di
tutte le fogge, ed una volta a terra siamo stati circondati da tutti i bambini
del villaggio, tenuti discretamente d'occhio dagli adulti.
Non c'è stato verso di comunicare, nessuno spiccica una parola di inglese ed il
nostro indonesiano non ci porta lontano, ma presto si trova un gioco che
affascina i bimbi: le foto! Amano farsi fotografare, ed a rivedersi sullo
schermo della fotocamera vanno letteralmente in visibilio!
Baby e Phyllis di "Gaia" circondate dai bimbi
del villaggio
Il villaggio è molto modesto, ma i bimbi sono
ben curati e vestiti
Basta alzare la macchina fotografica verso uno di loro che tutti si precipitano
a fare gruppo, con sorrisoni a trentadue denti; fatta amicizia, ci accompagnano
lungo l'unica strada che sbuca dopo circa un chilometro in un villaggio un po'
più grande e meglio tenuto.
Le case, tutte su palafitte, sono molto diverse le une dalle altre, alcune hanno
ovviamente mutuato qualche caratteristica, come la forma delle finestre, da case
di foggia europea, altre sono di legno dipinto, altre ancora sono completamente
rivestite di piastrelle di ceramica.
C'è anche qualche "negozio" che vende lattine di coca cola, riso, misteriosi
sacchetti colorati, e ben poco altro.
Tornati sulle barche, verso sera tre bimbetti più intraprendenti trovano una
canoa alquanto precaria e vengono a trovarci, guadagnandosi qualche dolcetto. I
sorrisi non mancano mai!
GILI AIR E LOMBOK...
Prima di raggiungere Bali, facciamo una
sosta a Gili Air, una piccola isola di fronte a Lombok, che a detta di tutti è
rimasta "come era Bali 30 anni fa".
Gili Air è piacevole, costellata di resort molto semplici dove possiamo
concederci una cena in riva al mare senza andare in rovina.
Dopo una rapida traversata su una
imbarcazione a bilanciere, saltiamo su alcuni pulmini per un giro dell'isola,
che ci riserva alcuni scorci molto spettacolari.
27/10/2008
BARONG ED OMBRELLINI...
Bali non si può descrivere in poche parole: stavolta non ci troviamo di fronte
ad una società primitiva e ad una cultura semplice, bensì ad una società antica,
la cui complessa cultura è il frutto di continui contatti con le civiltà vicine,
in particolare l'India ma anche la Cina, da cui peraltro pare provenire il
popolo balinese.
Molto diversa, Bali, anche rispetto alle altre isole circostanti: il rapporto
con la religione, una forma di induismo mescolato con antiche tradizioni locali,
è continuo. Ci sono templi dappertutto, ed a questi si sommano tempietti
estemporanei marcati da drappi di stoffa (bianca ed arancione, oppure bianca e
nera, a simboleggiare la contrapposizione tra il bene ed il male) o da piccoli
ombrellini. Vediamo ombrellini perfino piantati in mare, presumibilmente vicino
alle reti.
Non capita tutti i giorni di trovare un tempietto anche nella nicchia del
Bancomat!...
Il primo di una lunga serie di templi che
abbiamo visitato a Bali
Molti templi richiedono un abbigliamento
consono, e le persone impure, tra cui donne incinte e pazzi, non sono ammesse!
Il concetto della trinità, inizialmente inteso come tre diverse manifestazioni
di Siva e poi mutato nella Trimurti (Brahma, Siva, Visnu) ed il concetto delle 5
sostanze componenti ogni cosa (fuoco, acqua, argilla, aria e spirito), come pure
delle tre componenti della natura umana (corpo, pensiero e spirito) si
ripresentano continuamente e sono variamente richiamati nella configurazione dei
templi.
Intrigante la torre con in cima il trono vuoto destinato alla divinità!...
Anche il gesto di saluto a mani giunte richiama la figura delle porte dei
templi, che ancora una volta rappresentano la contrapposizione tra male e bene.
E' curioso che nei complessi balletti rituali affollati di maschere e gestualità
molto regolamentate, il conflitto tra il bene ed il male spesso non porti ad una
vittoria dell'uno sull'altro, ma piuttosto ad un rinvio al prossimo scontro.
Tra le maschere, il Barong, una specie di cavallo/drago dalla testa di tigre, di
probabile ispirazione cinese, è il dio del bene, pur essendo francamente
bruttino! Anche le statue dei mostri-guardiani, che si trovano immancabilmente
ai lati di ogni porta, sono pensate per terrorizzare gli spiriti del male.
(sinistra) il Barong, uno spirito amico, a
dispetto dell'apparenza!
(destra) uno spirito guardiano, all'ingresso di un tempio
Peccato che il turismo abbia un po' inquinato la genuinità degli abitanti, che
comunque sono in genere cordiali e sorridenti (e belli: in generale è raro
vedere persone brutte o grasse, ed i bambini e le donne in particolare sono
proprio belli!).
28/10/2008
RIFERIMENTI LETTERARI...
Borneo, la terra a cui si riferiscono numerosi racconti di Joseph Conrad, in
particolare "Lord Jim".
Non so esattamente cosa aspettarmi, ma ci stiamo recando verso una cittadina
sulle rive di un fiume che dovremo risalire con una barchetta locale per andare
a vedere il Parco dove vengono rieducati e rimessi in libertà gli oranghi:
sembra interessante!
Una nota comprensibile solo agli Italiani: questa è anche terra di Salgari,
nella parte Malese del Borneo c'è una città che si chiama Sandakan, e numerose
cittadine si chiamano Labuan-qualchecosa, anche se quì Salgari ha preso una
toppa: Labuan significa ancoraggio, insenatura, e Labuan-qualcosa è il tipico
nome del villaggio che si trova sulle rive dell'ancoraggio, abitato dai
pescatori (che sono ad uno dei gradini più bassi della scala sociale): chiamare
una fanciulla la "perla di Labuan" non è quindi questo gran complimento, in
realtà!...
03/11/2008
BORNEO!...
Comincia l'avventura! Ci imbarchiamo su un "klotok", una stretta lancia a motore
di circa 10 metri, interamente cabinata, dove ci piazziamo sul tetto della bassa
cabina, sotto un tendalino per ripararci dal sole o, più probabilmente, dalla
pioggia. assai frequente.
La cittadina di Kumai, Kalimantan meridionale (Borneo)
(sinistra) Baby sul tetto del nostro "klotok"
(destra) lunghe ore di navigazione verso la riserva naturale degli oranghi
Un "klotok" simile al nostro, noleggiato da
Mike e Lorraine di "Big Blue"
A bordo ci sono 4 persone, il capitano, un mozzo, la cuoca e Kasri, la nostra
guida; una quinta persona è rimasta di guardia a bordo di Shaula ancorata di
fronte all'abitato di Kumai.
Risaliamo il fiume, che gradualmente si stringe; ogni tanto incrociamo una
lancia o un decrepito motoscafo, lungo il fiume ci sono dei villaggi di cui
intravediamo solo qualche tetto, ed ogni tanto passiamo piccole canoe nascoste
ai lati del fiume con una persona intenta a pescare. Gradualmente il fiume si
restringe fino a diventare largo pochi metri, ed ogni tanto la nostra guida
individua (ma come fa??) una scimmia o perfino un orango acquattato tra i rami.
Pochi gli uccelli, ma in compenso coloratissimi.
Raggiungiamo Camp Leakey, un centro dove si studiano e si reintroducono alla
vita selvatica gli orang-utan: sono grossi bestioni, fortissimi ma
complessivamente dall'aria piuttosto tonta, anche se evidentemente sanno
utilizzare oggetti come attrezzi ed avremo qualche esempio che contraddice
questa sensazione.
La nostra guida, che è stato Ranger nel Parco Nazionale per diversi anni,
allunga una bottiglia d'acqua ad una grossa femmina, e quella tranquillamente
SVITA IL TAPPO e beve!
Intanto il cucciolo stava appeso a testa in giù dal dorso della madre, facendo
le boccacce!
Poco più tardi la stessa femmina mi si è buttata addosso e mi ha abbrancato per
una gamba, mandandomi a gambe levate; io ero un po' preoccupato perchè i Ranger
ci avevano detto che si tratta di un animale alquanto lunatico, che ha morso
diverse persone, ma alla fine tutto si è risolto con un capitombolo.
Curioso vedere gli oranghi muoversi da un albero all'altro: si sporgono su un
ramo, facendo inclinare la pianta, fino ad arrivare ad afferrare un ramo
dell'albero vicino. A quel punto tirano fino a raggiungere un ramo
sufficientemente robusto, e passano da una pianta all'altra. Facile capire
quando un orango si avvicina, si vedono gli alberi squotersi!
Al ritorno, sotto un acquazzone furibondo, troviamo l'unico riparo disponibile
occupato da un grosso maschio con l'aria di dire "prova un po' a spostarmi di
qui", e ci ammassiamo sotto una microscopica tettoia; il maschio decide di
inscenare una recita alla "king kong" e, all'avvicinarsi di una femmina, si
mette a ruggire e butta all'aria le pesanti panche su cui stava sdraiato,
dondolando dal soffitto della tettoia. arriva il Ranger minacciandolo con una
fionda (peraltro scarica...) e lui capisce il messaggio e se ne và. Intanto la
femmina che si era allontanata si è messa in testa un sacco di plastica per
ripararsi dalla pioggia...
La notte, ormeggiamo la barca in un'ansa del fiume: sotto di noi, un coccodrillo
fa la posta, mentre noi dobbiamo ripararci in tutti i modi da un nugolo di
zanzare enormi e ferocissime...
L'indomani, in un'altra stazione, vediamo un orango fuggire di corsa dalla casa
del Ranger dalla quale aveva rubato un casco di banane ed un altro frutto: sale
su un albero, e si ficca tutte le banane in bocca in un sol boccone!...
Il Ranger ha un bel gridare, quello non fà una piega.
Al ritorno, prendiamo un sacco di pioggia ed arriviamo su Shaula fradici, ma ne
è valsa la pena!
04/11/2008
CLIMA TROPICALE...
Arrivando in Indonesia, abbiamo ritrovato il tipico clima tropicale: caldo afoso
e frequenti, brevi temporali.
Ora però siamo vicini al Borneo, e per giunta siamo nella fase di transizione
con la stagione delle piogge, e la situazione si è esasperata: tutta la notte
scorsa siamo stati sotto un acquazzone furibondo, che ci ha lasciati zuppi
fradici e stanchi morti, perchè la corrente contraria al vento aveva fatto
alzare delle fastidiose onde corte e picchiavamo violentemente.
Ora ci sono 2 nodi di vento (!...) e tutto intorno si preparano le nuvole per il
prossimo acquazzone...
Purtroppo, ci dovremo sorbire questo genere di tempo ancora per qualche
settimana!
Le 600 miglia di traferimento dal Borneo all'isola di
Batam sono state caratterizzate dalla assenza di vento e da una forte corrente
contraria, tanto che temevamo di dover dirottare su un porto intermedio a fare
rifornimento. Anche l'equipaggio di "Stargazer", che sentiamo
per radio, si trova nelle stesse condizioni, ma alla fine la corrente contraria
si attenua, e riusciamo ad arrivare a Nongsa Point con le ultime gocce di
gasolio. Il marina è nuovo ed ancora vuoto, così ci precipitiamo a
fare rifornimento, prima ancora di ormeggiarci.
Il posto non è malaccio, ma i prezzi sono più alti che nel resto dell'Indonesia,
chiaramente allineati con quelli della vicina Singapore.
23/11/2008
MERLION!...
Ovvero, sirenleone: è il simbolo di Singapore, una buffa figura di sirena dalla
testa di leone (singa vuol dire leone, animale che a quanto pare era presente in
gran numero da queste parti ai tempi della fondazione della Colonia).
Singapore: un infarto per arrivarci, attraversando uno dei tratti di mare più
affollati al mondo ed uno dei più grandi porti del pianeta, per poi trovarci in
un marina con l'acqua sporca ed una forte risacca causata dal continuo viavai di
barche di servizio.
La città però è bella: moderna, ovviamente (l'insediamento risale solo al 1819),
ma molto ariosa e con numerosi edifici spettacolari, e ci sono letteralmente
CENTINAIA di shopping mall, dove si trova di tutto a prezzi competitivi
(mercanteggiando un bel po'!...).
La città si può a buon diritto definire multietnica: sono
presenti occidentali, malesi ma anche una grossa comunità cinese ed una
indiana, i cui numerosi templi rappresentano un singolare contrasto con la città
ultramoderna.
(sinistra) Enrico ci raggiunge per navigare
qualche settimana con noi
(destra) uno dei numerosissimi ed enormi shopping mall
Ci raggiunge nostro figlio Enrico, col
programma di stare a bordo con noi fino a Langkawi, e con una lunga lista di
oggetti da comperare approfittando dei buoni prezzi di Singapore!
(sinistra) lo spettacolare skyline notturno
(destra) la centrale Orchard Road già con le decorazioni natalizie
Dopo una settimana di shopping alla morte, siamo ripartiti con un buon ricordo
(ed un sacco di cianfrusaglia nuova a bordo!!), diretti verso Port Dickson, la
nostra prima tappa in Malaysia.
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