| |
La prossima tappa "ufficiale" del Rally è a Phucket, per raggiungere la quale abbiamo a disposizione quasi un mese,
navigando lungo le coste della Malaysia fino all'isola di Langkawi, per poi
entrare in Thailandia (con qualche ansia dovuta al fatto che potremo fare
l'entrata ufficiale solo una volta raggiunta Phucket, qualche giorno dopo aver
lasciato Langkawi e la Malaysia, e non è chiaro quanto "elastici" siano in
Thailandia).
04/12/2008
PIRATI DELLA MALESIA?...
Non dubito, i pirati in Malesia c'erano e forse ci sono ancora, ma il paese è
moderno e ricco: per la prima volta (tranne la ovvia eccezione dell'Australia)
vediamo le località turistiche (generalmente ben curate) piene di turisti
locali, o tuttalpiù Tailandesi che vengono a fare shopping.
Il romantico yacht club di Port Dickson, in
perfetto stile coloniale
In effetti, il primo contatto a Port Dickson, dove ci rechiamo
per fare le pratiche di ingresso nel paese, dopo aver ormeggiato Shaula nel
vicino Marina in stile coloniale, non è particolarmente incoraggiante, ma presto
scopriremo gli estremi contrasti di questo paese, dove coesistono la
modernissima Kuala Lumpur, il cui centro ultramoderno caratterizzato dalle torri
gemelle della Petronas rivaleggia con Singapore, con città che hanno conservato
l'antico aspetto sia a Malacca (l'antica capitale) che a Georgetown.
La strada principale del quartiere storico di
Melaka (Malacca)
Anche qui si sono succeduti, ciascuno per circa un secolo e mezzo, i Portoghesi
poi gli Olandesi ed infine gli Inglesi, e restano tracce evidenti delle tre
culture, a cui si mescolano evidenti caratteri sia indiani che cinesi.
Molti gli abitanti di etnia cinese ed indiana che in molti posti sembrano più
numerosi dei malesi, tranne forse che a Langkawi dove sembrano prevalere i
"tipici" malesi. Tutti gentilissimi e discreti, è raro essere abbordati da
venditori/tassisti/conduttori di risciò e, caso raro, non insistono dopo un "no
grazie".
Le torri Petronas svettano su un panorama di
grattacieli al centro di Kuala Lumpur
(sinistra) il "Monumento Nazionale" e la
"Moschea Nazionale di Kuala Lumpur (destra)
Alle porte di Kuala Lumpur, il tempio indù
delle Grotte di Batu
(e no, non è uno scherzo della prospettiva, la statua è davvero grande come
sembra!)
Purtroppo la navigazione lungo la costa malese non è stata piacevole: solito
tempo tropicale, con acquazzoni violenti e non sempre di breve durata, poco sole
e vento dritto in prua da nord-ovest, che ci ha costretto a lunghe smotorate
ballando su un mare corto e fastidioso.
Shaula si inzucca nel mare corto dello stretto
di Malacca
Abbiamo dovuto accontentarci di due sole
tappe, prima a Port Dickson, da cui siamo andati a visitare Melaka (Malacca) e
Kuala Lumpur, e poi Georgetown: due città ex-coloniali, recentemente dichiarate
Patrimonio dell'Umanità da parte dell'UNESCO e senz'altro meritevoli di una
visita.
Il municipio di Georgetown
Il Khoo Kongsi (il tempio della famiglia Khoo)
a Georgetown
I risciò sono una vista molto comune in questa
parte del mondo
Non ce ne sarebbe bisogno, ma Enrico si diverte
a timonare la barca
Completamente diversa Langkawi: diversa come orografia, con
panorami molto complessi, isolette, ancoraggi, fiumi navigabili. Diversa come
clima, con pioggerelle leggere e di lunga durata alternate a periodi di sole
cocente. Diversa perchè è un enorme duty-free, dove vengono Malesi e Tailandesi
a far compere, e se vuoi una macchina fotografica o dei cioccolatini o dei
liquori a buon prezzo non hai che l'imbarazzo della scelta, ma se cerchi un
panettiere...
Diversa anche perchè la percentuale di malesi è molto più alta che altrove, e si
notano molto di più le donne vestite secondo i canoni musulmani, che comunque si
limitano ad un velo sulla testa, mentre i jeans attillati e le T-shirt a maniche
corte indossate sopra ad una maglietta nera a maniche lunghe sembrano quasi una
divisa. Le donne non sembrano essere in alcun altro modo condizionate, guidano
auto e motorini, girano per strada e lavorano, anche in lavori che comportano
contatti con il pubblico. Complessivamente, sembra una interpretazione
dell'Islam molto tranquilla e senza grandi problemi.
Tramonto a Pulau Dajang Bunting, un'isoletta
vicino Langkawi
Un paio di giorni fa, siamo andati con una barca locale lungo un fiume dove
abbiamo visto le aquile ed uno strano granchio (che quì chiamano "granchio a
ferro di cavallo") la cui corazza sembra uscita da una collezione di fossili.
Peccato che i tanti fiumi e le forti correnti rendano le acque torbide.
Queste imbarcazioni dotate di un motore
automobilistico ed asse elica diritto sono comunissime da queste parti
Ora ci dirigiamo verso la Thailandia, che sembra promettere abbondanza di
ancoraggi spettacolari.
Prima di lasciare definitivamente Langkawi, ci
siamo ancorati nel fiume dove eravamo venuti via terra qualche giorno prima: un
ancoraggio idilliaco e tranquillo, dove vengono molti yacht di passaggio.
Volendo, nelle vicinanze c'è un villaggio su palafitte, dove è possibile cenare
in uno scenario straordinario.
La prima tappa verso la Thailandia è stata
molto breve: ci siamo fermati a Ko Lipe, una isoletta con una lunga spiaggia
fronteggiata da una miriade di bar e ristoranti. Roba da
turisti, certamente, ma per una volta tanto abbiamo passato una serata
rilassata, in compagnia di alcuni equipaggi del Rally, capitati anche loro da
queste parti.
La spiaggia di Ko Lipe, affollata di
rumorosissime "longtails"
26/12/2008
SIAM!...
Già, chissà perchè gli hanno cambiato nome nel '45, ribattezzandolo Thailandia:
non si trattava di un nome imposto dai colonizzatori occidentali, il Siam è
sempre riuscito a rimanere indipendente, attraverso la accorta politica di
alleanze dei suoi re.
Strani re, quelli del Siam: monarchi assoluti fino agli anni '30, sono peraltro
amatissimi dal popolo (e sembra un affetto genuino, tanto più oggi che il Re è
solo una figura rappresentativa), e la attuale dinastia sembra sempre essersi
distinta per gli interessi culturali e lo sviluppo delle arti, e l'attuale
ottuagenario Re Bhumipol Il Grande (sic!) non si tira indietro se deve pagare di
tasca sua per finanziare progetti di sviluppo in giro per il paese ed ama farsi
ritrarre in atteggiamenti da uomo comune (seduto sul trono con la macchina
fotografica appesa al collo??...).
Le nostre prime impressioni del Paese non sono state molto positive, anche
perchè eravamo rimasti molto favorevolmente impressionati dalla Malesia e ci
aspettavamo qualcosa di simile: invece, abbiamo trovato panorami di una
spettacolarità mozzafiato, guastati da un sovra-affollamento di turisti, brutti
resort in riva al mare, quantità enormi di bancarelle che vendono tutte le
stesse cianfrusaglie, venditori insistenti e fastidiosi.
E poi, ci sono le "longtail": rumorosissime barche a motore equipaggiate con
enormi motori automobilistici appollaiati in bilico sulla poppa della barca e
collegati ad un lungo asse elica che esce dritto dal motore: difficili da
manovrare, si prestano a navigare in acque bassissime.
Il problema è che molte NON HANNO SILENZIATORE, e fanno un fracasso degno di una
Formula-1, rovinando la quiete di ogni baia ed insenatura.
Le città poi, sono decisamente più malconce di quanto ci aspettassimo, anche
Bangkok è piuttosto deprimente, anche se poi ci sono templi e palazzi
assolutamente straordinari, di forme complesse e decorati di mille colori, una
visione eccezionale!
Gli straordinari scenari dei palazzi di Bangkok
Ed anche la gente: c'è il venditore insistente che vuole a tutti i costi
refilarti qualche mercanzia che non vuoi, ma c'è anche il pescatore che si
avvicina sorridendo sulla sua canoa ad offrirti pesci ed aragoste appena
pescati, e continua a sorridere anche se fai segno di no, grazie, e gli
operatori delle barche porta-turisti che ti chiedono da dove vieni e sorridono.
Ed i panorami, i pinnacoli di roccia che sbucano su dal mare a decine, le isole
tutte traforate da gallerie che sbucano in laghi interni (chiamati "hong",
case), i buffi granchi "ferro di cavallo" che sembrano usciti da un libro sui
fossili.
E c'è anche la bancarella che vendeva cavallette, scarafaggi e bacarozzi fritti,
che hanno fatto inorridire Baby...
30/12/2008
THAILANDIA...
Stiamo navigando, in una giornata anormalmente calda e senza un filo di vento,
per fare il giro dell'isola di Phuket e portarci sulla costa ovest, con due
obiettivi: i fuochi artificiali di fine anno sulla spiaggia di Patong (una
specie di Jesolo versione asiatica, strapiena di turisti occidentali), ed una
volta recuperate le forze, partire per lo Sri Lanka.
Sono circa 1100 miglia, ci vorranno 8 o 9 giorni per arrivare a Galle, la nostra
meta.
L'isola di Phuket è stata forse la parte meno interessante della Thailandia, ma
da quì abbiamo potuto fare base per andare a Bangkok (alcuni equipaggi più
avventurosi si sono spinti fino a Cheng Mai, nel nord del paese), ed il
successivo giro per le isole della baia di Phang Nga è stato piacevole, in mezzo
a panorami spettacolari, decine di pinnacoli di roccia che escono dal mare poco
profondo, pesci, aquile, enormi pipistrelli, e le immancabili "longtail" che
portano turisti a decine in tutti i posti più belli!...
(sinistra) una danza tradizionale organizzata
dal Rally e (destra) in giro per l'isola di Phucket
Ecco, l'affollamento è senz'altro l'aspetto meno gradevole di questi posti,
peraltro molto belli ed accoglienti; non a caso, quì è frequente trovare
occidentali che si sono fermati e non sono più tornati a casa, un fenomeno che
non abbiamo visto in ugual misura da nessun'altra parte, nemmeno in Polinesia.
Frequente vedere occidentali-uomini (tipicamente di mezz'età) accompagnati da
donne locali, spesso (sorpresa!) molto più giovani: ancora una volta il mito
della Vahinè polinesiana, che si avvera da tutt'altra parte!...
Alla fine, abbiamo rivalutato molto il paese che alla prima impressione non ci
era piaciuto, ma è proprio Phuket che non ne rappresenta l'aspetto migliore.
10/01/2009
FUOCHI D'ARTIFICIO...
Per fine anno, tutti ci hanno consigliato di ancorarci nella rada di Patong,
sulla costa occidentale di Phuket, per vedere i fuochi artificiali.
Detto, fatto, dallo Yacht Haven a nord dell'isola ci e' toccato fare il giro di
Phuket passando da sud per raggiungere Patong che sarebbe stata a sole 16 miglia
di distanza se avessimo potuto girare attorno alla punta nord, che e' bloccata
da un basso ponte stradale che collega Phuket con la terraferma.
Patong è la meta turistica dell'isola di
Phucket
Arrivati a Patong, abbiamo avuto la sorpresa di trovare che il vento era girato
da nord-ovest, prendendo in pieno la baia e facendo rollare le barche
all'ancora. Delle barche del Rally, solo qualche eroico superstite, senza nessun
programma per far niente in compagnia la sera di capodanno.
Ci aspettavamo uno spettacolo di fuochi artificiali convenzionale: una
mezz'oretta di spettacolo ben coreografato, e via: niente di tutto questo!
In effetti non c'e' niente di coordinato: da decine di punti sulla spiaggia,
presumibilmente dai vari alberghi e ristoranti, vengono continuamente sparati
fuochi per due o tre ore di fila!
Intanto, dalla piazza principale, vengono lanciate in continuazione delle
piccole mongolfiere, letteralmente a migliaia, che riempiono il cielo di lucine
portate via dal vento: uno spettacolo particolare, che non avevamo mai visto
prima.
Inizialmente eravamo un po' delusi, ma un po' alla volta lo spettacolo
inconsueto della intera baia costellata di esplosioni col cielo punteggiato di
luci ci ha affascinato, fino al parossismo degli ultimi 10 minuti prima della
mezzanotte, in cui tutti si sono scatenati!
E' stato uno spettacolo inconsueto, ed alla fine ne e' valsa la pena, a dispetto
del rollio.
Contavamo di partire verso lo Sri Lanka il giorno successivo, ma intanto la
risacca si era calmata ed e' subentrata la pigrizia...
PROSEGUI
LA LETTURA...
|