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SCUFFIATI!! (parte 2, le lezioni)
Non parliamo molto volentieri di questo incidente, che avrebbe potuto avere
conseguenze ben più gravi dei soli danni materiali (danni le cui conseguenze ci
hanno infastidito per tutto il resto del viaggio) ma che dà una connotazione
negativa a quella che è rimasta una grande e complessivamente piacevole
avventura.
Potevamo ammazzarci. Per fortuna siamo
sempre stati molto rigorosi nell'usare le cinture di sicurezza,
agganciate ad appositi golfari nel pozzetto, ed anche se non fosse stata
capace di agguantare la battagliola Barbara sarebbe rimasta legata alla barca:
col motore in disuso ed il sartiame a ciondoloni, in caso contrario non so se
sarei stato capace di tornare indietro a raccoglierla!
Anch'io ho avuto fortuna e me la sono cavata con un occhio nero (una lattina?)
ed un taglio alla schiena prodotto dalla teglia uscita dal forno il cui
sportello si è aperto. Avrebbe potuto colpirmi in faccia, come avrei potuto
essere colpito da qualche oggetto più pesante, come le porte delle cabine, che
si sono entrambe sfilate dai cardini.
Potevamo affondare. La scelta di una
barca metallica ha pagato, i danni strutturali sono stati minimi ed il
sartiame sovrabbondante ha tenuto su l'albero nonostante le sartie
intermedie ed alte fossero in bando. Se però la barca non si fosse raddrizzata
rapidamente, il flusso d'acqua che entrava dal tambucio (quasi completamente
chiuso) avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi!
Potevamo finire sulle scogliere delle isole
San Blas: se il vento avesse continuato a soffiare a 40-50 nodi come la notte
precedente, il rischio di non riuscire a deviare la nostra rotta a sufficienza
per evitare questa costa pericolosa sarebbe stato assai reale.
Per fortuna eravamo preparati: prima della partenza, gli organizzatori
del Rally verificano che le barche siano preparate per ogni evenienza, incluso
una inversione, ed in vista di questo avevamo fatto una serie di modifiche,
come fissare i pannelli del pagliolo e le batterie, e disporre delle reticelle
per trattenere i piccoli oggetti posti su ripiani aperti.
Non tutto ha funzionato: non avevo bloccato lo sportello del forno, le reticelle
si sono rivelate insufficienti per trattenere oggetti non leggerissimi, e non
avevo pensato che le pesanti porte delle cabine potessero sfilarsi dai cardini.
I danni più seri li ha fatti l'acqua: nonostante il tambucio fosse quasi
completamente chiuso, una cascata d'acqua ha raggiunto il quadro elettrico e gli
strumenti elettronici, oltre ad inzuppare le carte nautiche (classifica: carte
francesi semi-plastificate OK, carte inglesi bagnate ma si sono salvate, carte
americane disintegrate).
Successivamente abbiamo scoperto che le due piccole antenne del telecomando
dell'autopilota e del sistema di allarme uomo-a-mare, necessariamente installate
vicino al tambucio e non a tenuta stagna, erano andate in corto circuito
a causa dell'acqua, impedendo il funzionamento di TUTTI gli strumenti, la
maggior parte dei quali erano intatti. Alcuni altri strumenti, tra cui il GPS di
riserva, si sono riempiti d'acqua! Inconcepibile, in apparecchiature marine!
Potevamo evitare l'incidente? Probabilmente
si. Quando abbiamo incontrato condizioni simili, più tardi nel viaggio, abbiamo
timonato a mano o quantomeno usavamo il più potente autopilota elettronico
invece del timone a vento, e stavamo pronti ad "aiutare" l'autopilota quando la
barca cominciava a "tirare" da una parte.
Volendo (o dovendo) usare il timone a vento, forse avremmo dovuto aiutarlo
trainando delle cime in acqua, per frenare la barca e ridurre il rischio di
planata; durante le lunghe traversate, un effetto analogo era dato dal
generatore elettrico rimorchiato, che ci faceva perdere più di mezzo nodo di
velocità ma che in quella particolare occasione non era in uso.
In una barca come la nostra, dotata di deriva, un'altra misura precauzionale
avrebbe potuto essere di sollevare completamente la deriva: si suppone
che questo aiuti la barca a "scivolare" lungo una cresta, invece di impuntarsi
sulla deriva e venirne capovolta.
Al momento dell'incidente la nostra deriva era parzialmente abbassata, perchè
avevo la sgradevole sensazione che con la deriva tutta alzata la barca
rispondesse poco al timone, il chè avrebbe in effetti potuto peggiorare
ulteriormente la situazione, anzichè migliorarla.
Mentre sono convinto che alzare completamente la deriva sia consigliabile alla
cappa, o su un'ancora galleggiante o trainando cavi da poppa, rimango dubbioso
quando la barca corre in avanti e deve fare affidamento sull'efficacia del
proprio timone.
In caso di burrasca prolungata, penso che in futuro
adotteremmo la tecnica di tenere la deriva sollevata e ridurremmo la velocità
della barca ben al di sotto di quella delle onde, trainando cavi di poppa; per
brevi periodi, timoneremmo a mano.
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DANNI SUBITI
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