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 Caraibi e Panama


 

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15/12/2007

ANTIGUA E NUVOLE

Si lo so, siamo arrivati da due giorni e solo ora scriviamo, ma sono stati due giorni frenetici!

Un breve riassunto: il maltempo che ci aveva rotto le ****** durante la gran parte della traversata si era evoluto nella "tempesta sub-tropicale OLGA", il che in pratica ha significato che nell'ultimo paio di giorni tutti temevano una botta di maltempo terribile; in effetti il mare non era male (tipica frase da lupo di mare che vuol fare il minimalista....) ma in definitiva non è stato molto peggio dei giorni precedenti.

Noi abbiamo un po' ridotto vela per arrivare all'alba, ed all'alba siamo arrivati: du' ore spese tra dogana, immigrazione e sa il cavolo cos'altro, poi ci hanno dato un ormeggio nel marina e dopo 30 secondi eravamo già partiti in auto per raggiungere il resto della flotta che era a mangiare in un ristorante su una spiaggia vicina.
 

Dopo le lentissime pratiche di immigrazione e dogana, Shaula finalmente si riposa all'ormeggo nel Jolly Harbour Marina.


Abbiamo fatto il bagno in mare!!! Se non era il primo dall'inizio del viaggio, poco ci manca.

Spesa al vicino supermercato, caccia ad un posto dove si possano cambiare i Dollari Caraibici (Eastern-Carribbean Dollars, per essere precisi), Party col Ministro del Turismo di Antigua e Barbuda, ed il giorno dopo, si salpa, ancora totalmente stravolti dalla stanchezza e dai 47 Rum-Punch bevuti la sera prima (buoni, ma letali!!), per dirigersi ad English Harbour o, più precisamente, al Nelson's Dockyard, l'antico ormeggio della flotta inglese nei Caraibi, restaurato alcuni anni fa e trasformato in un Marina di quelli tipo "se non ci sono stato non sono nessuno".

In effetti il posto merita tutti gli aggettivi possibili ed immaginabili: fantastico, la classica cartolina (metterò qualche foto sul sito web, se ci riesco).

Le nuvole??? Ma certo, le nuvole non ci hanno mollato, ogni 1-2 ore fà uno sgravazzo di 3 minuti scarsi, ma di quelli che ti infradiciano fino alle budella (se non sono già fradice per via dei rum-punch!!).

Domani, escursione coi battellini fino ad una spiaggia quì di fronte, per un barbecue di gruppo: speriamo in bene!!


NELSON E NUVOLE

Io volevo cambiarlo, il tormentone del titolo, ma quì continua a piovere.....

OK, siamo al Nelson's Dockyard, l'antica base navale Britannica nei Caraibi (dove Nelson ha solo passato alcuni anni da giovane ufficiale, pare anche che fosse alquanto un rompiscatole e certamente non li ha né creati nè ha avuto in alcun modo un ruolo significativo, ma tantè, questo è il marketing, gente!...)

 

 

 

 

 

 

 




Oggi, montaggio del battellino nuovo di pacca per attraversare la rada ed andare a fare un Barbecue su una spiaggetta microscopica.

Pronti, via, il tubo del gonfiatore non entra nella valvola! Ma come, uno compra un battellino che comunque costa i suoi 4 milionazzi dei bei tempi andati, e glie lo danno col tubo del gonfiatore che non entra??? Vabbè, così va il mondo (a remengo!!!).

In mezzo, intervallo: bisogna attraversare la rada per raggiungere lo shipchandler e comprare la spina elettrica adatta per collegarsi a banchina; scroccato un passaggio al Turco della compagnia (eh si, c'è anche un Turco, perchè??), la spina in questione costa la bazzeccola di 160 Euri (come si dirà "questa è una rapina" in Antiguese??), e non ci spiegano nemmeno come collegarla per ottenere i tanto sospirati 220 Volt invece dei 125 all'americana (anzi, ci chiedono loro: "siete sicuri che sia quella giusta??" Ma come, dovreste essere voi a dirmelo, per 160 Euri, porcaccaia zozza!!).

Vabbè, si tira fuori il tester e si scopre come la cosa và collegata.

Rivabbè, finalmente il battellino è gonfio, il poderoso 6HP Mercury nuovo-nuovo è montato ed ha dato segni di vita, possiamo partire!!

Inutile dire che il Mercury si rifiuta di rimettersi in moto, questo è normale, poi comunque ci porta spernacchiando fino alla spiaggia tanto favoleggiata, a tutti i 15 metri x 1 e mezzo di spiaggia ("non ci va mai nessuno", avevano detto: e ci credo, è una schifezza!), dove comunque si riesce ad organizzare i Barbecue, accompagnati da abbondanti libagioni, bagnetti in un mare piuttosto sporco (fuori ci sono 25 nodi di vento e le onde sono alte tre metri, non si può pretendere), giochi da spiaggia vari (quelle cose intelligenti tipo "tiragli il pallone sulla cocuzza"...).
 



 

Inutile dirlo, ogni tanto piove: 2 minuti, ma ne esci zuppo!!

Ritorno a bordo, e si crolla come due zucche cotte.

Piove di nuovo. 6 volte. che 2 p...e!!

16/12/2007

STEEL BANDS E NUVOLE

Ragazzi, questi suonano, altro che storie!!

Come fanno a tirare fuori questi suoni da dei bidoni non lo so (anche se in realtà i più sofisticati sono strumenti musicali veri e propri, altro che bidoni) comunque ci riescono eccome!!

Riassunto: siamo al Nelson's Dockyard, ed oggi è domenica, quindi quì non c'è nessuno, nemmeno lo staff del porto: se arrivi di domenica, qui sono cavoli tuoi!!

Nel pomeriggio, saliamo a Shirley Heights, che non è il nome di una bella ragazza del posto bensì quello di un serioso ufficiale del 18esimo secolo che aveva piazzato quì un po' di cannoni a difesa della rada sottostante: la vista è eccezionale, non c'è che dire!!


A quanto pare, la domenica mezza Antigua si raduna quassù: c'è una steel band che suona, e barbecue a non finire (e Rum-Punch, dovrei aggiungere: siamo ciucchi traditi!!)

E' incredibile cosa riescono a tirare fuori dai loro tamburi di latta: questa è MUSICA, poche storie!! In effetti, sentire "Stille Nacht" suonato così fa un effetto un po' strano, ma veramente riescono a tirare fuori una musica orchestrata, completa.
 



 

Buffo il modo di suonare: stanno davanti al loro strumento, con un'aria vagamente persa nel nulla e le braccia affondate dentro il "bidone" dal quale esce una musica frenetica; muovono solo le mani ad un ritmo pazzesco!

Sono le 8 di sera e siamo fusi completi!! Buona notte a tutti!!


19/12/2007

VERRICELLI E NUVOLE

Svegliati stamane da un acquazzone in piena regola, stavolta accompagnato anche da un forte vento che ci spingeva a banchina.

Per fortuna la cima portata ad una delle boe gialle distribuite per il porto ci ha aiutato a tenerci a distanza di sicurezza.

Cessata la pioggia, ho smontato il motore del verricello salpancora, alla ricerca di una elusiva dispersione elettrica che non sono riuscito ad eliminare: domani dovrò fare ulteriori indagini!

Pomeriggio in taxi fino alla capitale di Antigua, St.John, per fare una spesa in grande stile (al Nelson's dockyard non c'è nessun negozio di alimentari); chissà come mai, prendiamo sopratutto beveraggi!!


24/12/2007

GUADALUPA, ADDIO!

Breve tappa a Pointe à Pitre, isola di Guadalupa.
Dunque, per chi non ce l'avesse presente, Guadalupa vista dall'alto sembra proprio una farfalla, e Pointe à Pitre si trova al centro, tra le due "ali" che in realtà sono diversissime: vulcanica, montagnosa e coperta di foresta la "ala" ovest, bassa e piatta la "ala" est.

Il marina di Bas-du-fort dove ci troviamo è decentissimo, ben organizzato e circondato da negozi di ogni genere, dal Supermercato fino agli shipchandler ed ai numerosi ristoranti, ma la strada per andare verso la città è uno slum vero e proprio: ci siamo andati stamane in bici, e ci è tanto piaciuta che siamo tornati in taxi....(con le bici ripiegate nel bagagliaio, ovviamente!).

Nel pomeriggio, acquazzone furibondo: è ancora tutto fradicio, ed ormai è notte anche quì.


 

 

 

 

 

 

 


La stessa immagine, ripresa a pochi minuti una dall'altra!

Si vede che siamo in Francia: solo nel porto, abbiamo contato 5 o 6 OVNI (oltre a Shaula, naturalmente): si direbbe che vengano tutti da queste parti!!

Domattina, dopo un giro per negozi alla ricerca di:

- bicchieri di plastica "belli" (per quando si invita gente a bordo)

- un regolatore per il generatore a vento (si è fritto?? non sembra funzionare)

- un boccaglio per maschera sub (l'ho perso!!!)

si riparte, e si và alle Iles des Saintes, che sono delle piccole isole che fanno sempre parte di Guadalupa e sembra siano molto belle: passeremo il giorno di Natale lì, poi si vedrà!


26/12/2007

SANTI...

Les Saintes, più esattamente! Queste isole devono il loro nome nientepopodimeno che a Cristoforo Colombo in persona, poche storie!!

Il luogo è ovviamente molto popolare e pertanto pieno di barche!

Noi siamo ancorati in una insenatura davanti all'unico centro abitato, Terre-de-Haut, sull'isola omonima. Il villaggetto è curioso, con un misto di bretone e Caraibico, ed è costituito quasi esclusivamente da ristoranti, con qualche negozietto ad uso turistico quà e là.
 

L'ancoraggio davanti a Terre-de-Haut
 

La strada principale (ed unica!) del villaggio

Ieri abbiamo incontrato PELLE 5, un'altra barca del Blue Water Rally (un gigantesco Hallberg Rassy di 16 o 17 metri), che si è fermata quì per la giornata, e stamane è già ripartita direttamente per le Grenadine.

Noi ci fermiamo quì ancora per oggi, e domani contiamo di trasferirci a Dominica, l'isola più vicina subito a sud.

Oggi turismo, se avanza tempo, e riparazioni: devo cercare di far funzionare il generatore a vento, che non sembra erogare nulla!  (ed il regolatore nuovo, acquistato a caro prezzo a Guadalupa, non ha risolto il problema.  Alla fine, scopro che è saltato un fusibile nascosto nei meandri della barca: il cantiere aveva messo un fusibile del valore sbagliato!)


29/12/2007

FORESTA PLUVIALE

Non la chiamano foresta PLUVIALE tanto per dire!! Ci troviamo a Prince Rupert Bay, una grande rada al nord di Dominica, vicino a Portsmouth che è la seconda città dell'isola in ordine di importanza. Non da montarsi la testa: l'isola è poverissima, fino a pochi anni fà i turisti la evitavano accuratamente, e la città è giusto un villaggetto di case (o baracche) perloppiù di legno; lungo la riva, davanti alle case, i relitti rugginosi di tre o quattro navi che sono state sbattute sulla costa da un uragano 12 anni fa!!
 

I boat-boys della Dominica hanno una cattiva reputazione, ma le cose sono molto cambiate ed ora offrono un buon servizio

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Il pregio di questa situazione: l'isola è in larga parte ancora coperta di foreste intricatissime che permettono gite molto suggestive; stamane, siamo andati con una barca lungo quello che chiamano "indian river": ci hanno girato alcune scene dei "Pirati dei Caraibi", suggestivo è suggestivo, anche se non abbiamo visto nè le iguana (ci sono!), nè i serpenti Boa (ci sono!), nè le galline di montagna che sono in realtà delle grosse rane (!...), ma abbiamo visto degli aironi dalla schiena verde, qualche granchio ed un mucchio di piante e fiori strani (per non parlare delle forme intricatissime delle radici degli alberi).
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Unico, trascurabile inconveniente: la PIOGGIA!! Frequente e BAGNATA!!! Siamo tornati a bordo zuppi, ma anche la gita sarebbe stata più spettacolare sotto il sole!

Domani forse ci riproviamo, con una gita più lunga in pulmino (si i locali sono poveri, ma si stanno attrezzando!....).

A proposito, su quest'isola esiste l'unica colonia rimasta di indiani Caribe, quelli che hanno fatto neri Colombo e tutti quelli che lo hanno seguito da queste parti; sono rimasti in 3500 circa, e solo da poco più di un secolo si sono messi l'animo in pace ed hanno smesso di fare i coloni bianchi in spezzatino con la polenta....


30/12/2007

ANCORA FORESTA...

Contrordine! Invece di partire stamane, ci siamo aggregati ad una gita in pulmino con altre due barche del Rally incontrate quì.

Tutta l'isola è coperta di foresta pluviale, occasionalmente palme (in particolare una specie buffa di palma dal tronco lunghissimo, anche 15 metri, ed un ciuffetto in cima; molto spesso si vedono piantagioni di banani (ce ne sono 7 tipi diversi, 5 si mangiano come frutta, e due come verdura (cotti, cioè)): sapevate che il banano fà un solo casco di banane una sola volta, poi và tagliato ed un nuovo tronco nasce dalle stesse radici ed in 8-9 mesi arriva a fare un nuovo caso di banane?

L'isola è scoscesa, e già dalle rare spiagge si sale su colline ripide e coperte di boscaglia fittissima: doveva essere dura ai tempi dei primi colonizzatori, con gli indiani acquattati nella foresta pronti a fargli la festa!...

Manco a dirlo, la riserva indiana è in una delle parti più selvagge dell'isola, anche se non manca una baracca dove si noleggiano DVD ed una dove si vendono ricariche dei cellulari (..strada di montagna, non un paese nel raggio di chilometri, e due o tre persone vestite della festa che camminano, regolamentare cellulare all'orecchio: ma dove vanno? In chiesa, forse? Chiese ce ne sono tante, di tutte le confessioni possibili ed immaginabili).

Curiose le case, mediamente molto semplici (quando non sono vere e proprie baracche) anche se a volte c'è parcheggiata davanti un'auto nuova e costosa, poi ogni tanto si vedono vere e proprie ville in stile più-o-meno coloniale, anche nel bel mezzo del nulla (a quanto pare, le case dei proprietari terrieri).

 

 

 

 

 

 

 



Dappertutto lungo le strade, rottami di automobili abbandonate: a quando pare, uno sfasciacarrozze quì potrebbe fare fortuna, chi ha un'auto vecchia semplicemente la butta fuori strada e tanti saluti!

Il giro si conclude con una breve passeggiata nella foresta pluviale (ci sono le LIANE! ed alberi con radici intricatissime! ed un uccellino chiamato "trembler" perchè quando si posa, tiene dritta la sua coda che vibra velocissima. ..ed i colibrì, anche se è difficile vederli perchè si spostano da un punto all'altro a tutta velocità, e sono PICCOLI!!).

In fondo al sentiero, una cascatella con un laghetto: quasi tutti fanno gli gnorri, invece Mami si butta (acqua gelata, dirà quando le torna il fiato!...).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



Si torna a bordo, e naturalmente ricomincia a piovere!!

Stasera tardi pensiamo di partire verso Martinica, in modo da arrivare col chiaro.


31/12/2007

MARTINICA

Deserta, era la città di Fort-de-France (Martinica) quando siamo arrivati ieri di primo pomeriggio: quì la domenica la prendono sul serio, i negozi erano tutti chiusi (tranne il MAC DONALD's ed il KFC.....) e per le strade non c'era in giro un'anima, a parte l'occasionale poliziotto.

Atmosfera creola, case un po' trasandate anche in centro, "cattedrale" che fà molto Louisiana, poi hanno anche negozi eleganti (Le Galeries Lafayette??...in Martinica?) che probabilmente lavorano coi turisti di passaggio (perchè quì non sembrano fermarsi, non si vede nessuno in giro!).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


La decorazione all'esterno di un locale notturno


La sera, esplosione di vita: musica in piazza, e spettacolo di fuochi artificiali proprio dal forte sotto il quale siamo ancorati; saltano fuori barche e barchini di ogni sorta (ma dove le tengono, visto che non c'è un marina?...) e la cagnara è alle stelle.

Speriamo oggi (ultimo dell'anno) che ci sia un po' di vita; a 50 metri da noi si è ormeggiata una nave da crociera ed un sacco di gente è scesa a terra, tra poco andiamo a terra anche noi a vedere.


BUON ANNO!!!


01/01/2008

CAPODANNO BAGNATO....

Comincia il 2008, e comincia con una serie di acquazzoni, poca pupazza!!

Ieri sera, il "cenone" doveva essere basato su un barbecue in pozzetto, ma la cosa si è rivelata poco pratica causa pioggia, ed i prodotti del barbecue (filetto di canguro - si, proprio canguro, a Martinica, perchè? - bistecche, salsicce britanniche comprate ad Antigua - buone, per inciso, più peperoni per Mami e delle strane banane da mangiare cotte che risultano una discreta schifezza) ce li siamo dovuti mangiare in quadrato.

E' andata un po' meglio col brindisi di mezzanotte, fatto in pozzetto, così abbiamo potuto:
- spotacciare di cera da candele tutto il pagliolo
- macchiare di strisce blu, verdi e viola sia il pozzetto che il battellino (le striscioline di carta colorata delle bottigliette spara-coriandoli STINGONO quando sono bagnate!!)
- brindare! BUON ANNO NUOVO!!! (col Veuve Cliquot, mica ciufoli!)
- mangiarci una fetta di pandoro Bauli comprato a Lanzarote
- girare un po' di filmato venuto tutto rigorosamente nero!

...A proposito, mentre domenica la città era un mortorio generale, oggi lunedi era tutto aperto e tutti gli abitanti sembravano essere in giro: se viene in mente una parola per descrivere questa città è ELEGANZA: negozi eleganti, anche se magari le case sono un po' così, con merce di buon gusto, e la gente in giro è BELLA e vestita con cura. Sono quasi tutti neri, ovviamente, anche se qualche bianco si vede, ed è chiaro che quì i neri non sono gli abitanti di serie-B, quì sono GLI abitanti, e coprono tutti i livelli della scala sociale.

E tutti parlano FRANCESE, a differenza delle isole di impronta britannica, dove tra di loro parlano in un incomprensibile dialetto e quando parlano inglese hanno un terribile accento stile "si, Buana".

Una piccola curiosità che ha scandalizzato Baby: al supermercato, affollatissimo, le file alle casse erano lunghissime: a quanto sembra, è una specie di sport locale tentare di infilarsi davanti agli altri: specialiste di questo sport le vecchiette, che probabilmente puntano sulla compassione (ma è difficile avere compassione di una dignitosissima vecchietta stile "nonna di Titti", solo nera: non ha il fisique du role!), ma ci provano un po' tutti e se la và la và.
Strano che quelli in coda a volte si incavolano ed a volte lasciano correre...

Stamane abbiamo lasciato Fort de France per dirigerci a sud: ora siamo all'ancora a Rodney Bay, isola di St.Lucia, poi stanotte ripartiremo per dirigerci a sud, verso St.Vincent e le Grenadine.


05/01/2008

PIRATI DEI CARAIBI!

Quel film stà diventando un'ossessione! ed i locali hanno dovuto adeguarsi

A Dominica lungo l'indian river, ci hanno girato alcune scene (presente quella specie di palude da incubo alla fine di PdC-2?? E' VERA!)

Sempre a Dominica, nella parte nord, ci hanno girato alcune scene (il duello sulla ruota?!!).

A St.Vincent, in una rada dall'improbabile nome di Wallilabou Bay, c'era il set principale, con la città ed i pontili: in realtà la città non esiste, ed è il risultato di un sapiente gioco di inquadrature, come pure la baia è molto più piccola di quanto non la facciano apparire nel film, ma ci sono diversi edifici ed i pontili (che sono due, anche se nel film non si capisce e sembra uno solo): avete presenti quelle specie di gru di muratura e legno su cui volteggia Johnny Depp in PdC-1? CI SONO!!
 

La rada di Wallilabou Bay con i resti del set del film "Pirati dei Caraibi"


L'unico problema è che stà cadendo tutto a pezzi: un paio d'anni e quì non rimarrà più niente, ed addio richiamo turistico (anche se in realtà la baia è bella del suo).

Vabbè, ci siamo ormeggiati tirando una cima a terra (o più esattamente ce l'ha tirata uno dei tredicimila omini che ti balzano addosso appena accosti, offrendoti di tutto, dall'aiuto ad ormeggiarsi (vabbè, è un servizio utile) a frutta dall'aspetto improbabile, pane, altra frutta, pesce, altra frutta, ecc.
 


I mezzi di trasporto vanno da dei barchini di legno a remi, tipicamente pieni d'acqua, ad una barchetta di vetroresina con la prua sfondata ma dotata di fuoribordo (il ricco della baia, chiaramente!), alle tavole da surf senza vela, ad un improbabile gommone sgonfio sul quale un omino brutto come il peccato stà in piedi e gira da una barca all'altra pagaiando con un pezzo di corteccia d'albero ed offrendo frutta che nessuno compera.

Finiamo per cenare a terra, facendoci poi riportare a bordo dal tizio della barca con la prua sfondata ed il fuoribordo; parla qualche parola di italiano, a quanto pare nella stagione morta lavora nella capitale su alcune barche di italiani: i primi segni di una presenza di connazionali che si rivelerà massiccia.

Il giorno dopo, tappa di ben 20 miglia fino all'isola di Bequia, che è un po' la porta d'ingresso delle Grenadine, una serie di isole a poche miglia l'una dall'altra che caratterizzano questa parte dei Caraibi.
 


 

Atmosfera molto diversa da quella incontrata finora: questi sono posti che campano sul turismo, ed hanno cominciato a fare un po' di soldi, così accanto alla banchina commerciale che sembra uscita da un film degli anni '30 o al mercato della frutta e verdura dove operano una serie di venditori in vago stile rasta uno più brutto dell'altro (anche se poi scopri che sono tutti gentilissimi, seppure mooolto insistenti!), agli alberghi e ristoranti "belli" (nel senso: non catapecchie tipo quello dove eravamo ieri a Wallilabou) ed un sacco di turisti in giro. A quanto pare di italiani quì ne devono girare tanti, alcuni venditori addirittura parlano qualche parola di italiano! (sempre poliglotti, i nostri connazionali!!)

I prezzi ovviamente risentono di questo clima da "turista danaroso in vacanza, che cavolo chissenefrega se è un po' caro"; Baby temeva di essere rapinata da bande di assaltatori di barche, invece quì ti rapinano legalmente: nuova forma di pirateria!!

Domani, a portafogli rigorosamente vuoti, si parte per le Tobago Cays, un altro dei luoghi che rappresentano tappe obbligate di questo viaggio; molte barche del Rally sono già là o addirittura sono già ripartite, noi siamo tra gli ultimi.


06/01/2008

UNA TARTARUGA MI HA FATTO CIAO!

Vabbè, piccola licenza poetica, la tartaruga di me si infischiava solennemente! Stà di fatto che mi sono trovato naso-a-naso con una tartaruga (Hawksbill Turtle, tartaruga dal becco d'aquila, sono un pò diverse dalle nostrane caretta-caretta); non era enorme, sarà stata lunga 40 centimetri, ma intanto l'ho vista, ed è chiaro che sapeva benissimo di non correre nessun rischio: siamo nel Parco Nazionale delle Tobago Keys, e quì gli unici che corrono dei rischi sono i turisti! (rischio di essere arrotati da qualche barchino che passa a palla, rischio di essere rapinato legalmente dal solito venditore di pane - 15 dollari EC per una baguette??!! ).


 

Siamo arrivati alle Cays stamane, facendo il nostro bravo slalom in mezzo a secche e scogli, giusto in tempo per salutare alcune barche del rally che stavano ripartendo; dovevamo arrivare ieri, ma siamo stati ritardati da un problema: l'altra sera, chissà in virtù di che cosa, mi sono messo a giochicchiare col comando a distanza del verricello salpancora, e non funzionava: non arrivava corrente!

Ieri mattina dunque, controllo generale al verricello, che alle Cays è indispensabile (arrivare in un labirinto di scogli così e scoprire che il verricello non funziona? Brrr, solo a pensarci!...), e si scopre che è saltato l'enorme fusibile del motore: si vabbè, ma perchè è saltato? Dopo un'ora di indagine, si scopre che è andato in corto circuito il telecomando di prua, che ha messo insieme il comando di "su" col comando di "giù", e questo fà andare in corto circuito tutto quanto non appena si aziona il verricello. Ripulito tutto dalla ruggine, siliconato, rimontato, verificato che ora tutto funzionasse, si era fatto mezzogiorno, e rischiavamo di non arrivare alle Tobago Cays col chiaro (e chi lo fà lo slalom speciale in mezzo agli scogli, con 20 nodi di vento fissi e con poca luce? Io no, e l'assicurazione potrebbe non gradire!).

Ci siamo quindi fermati nell'isola di Mayreau, poche miglia prima delle Cays, in una insenatura che si chiama Saltwhistle Bay: spettacolo da cartolina, con le palme davanti ed un ristorante subito dietro, nascosto nel fogliame e con ogni tavolo fatto di pietre e coperto dalla sua tettoia di paglia: potevamo non andarci a mangiare? No, non potevamo e ci siamo andati, con risultati così così: cibo decente, ma personale malmostoso e prezzi da 5a strada di New York.
 


L'ancoraggio a Saltwhistle Bay, Isola di Mayreau


Uno scenario da cartolina!

La mattina, dopo il passaggio del pirata-panettiere, in un'ora ci siamo spostati alle Cays, ed eccoci quì!


L'ancoraggio protetto dallo Horse-shoe Reef, visto dall'isolotto Baradal


Alla ricerca delle tartarughe marine!


Domani si parte per le Antille Olandesi, Bonaire per l'esattezza; passeremo al largo (MOLTO al largo!) di Tortuga che non è ancor oggi un luogo del tutto raccomandabile, e dovremmo impiegarci circa 4 giorni.


08/01/2008

PIEDE MARINO

Già, il piede marino: si perde in un nonnulla! Dopo un mese di navigazione costiera col vento al traverso, riprendere una navigazione di diversi giorni col vento in poppa (ed associato rollìo) è dura: dondoliamo come scemi in giro per la barca, e fatichiamo a riposarci a sufficienza.

Il vento è, molto atipicamente, leggero: a quanto pare per qualche giorno gli alisei faranno vacanza. Speriamo in bene per la tappa successiva, da Bonaire fino a Panama (con tappa alle isole San Blas), che di solito è molto dura, con venti in poppa si, ma forti, e mare molto mosso ed incrociato.


16/01/2008

ANTILLE OLANDESI

Bonaire, dunque: siamo arrivati dalle Tobago Cays in meno di 4 giorni, impiegando un giorno in meno del previsto grazie ad una poderosa corrente a favore, che spesso aggiungeva più di 2 nodi alla nostra velocità (!!! ....e quando mai ci capiterà di nuovo??).

Abbiamo perfino trovato posto nel Marina formato tascabile (una sessantina di posti in tutto), che in questi giorni è stato preso d'assalto dalle barche del Rally, che stanno più o meno tutte passando di quì. L'unico difetto è che è un po' lontano dal centro di Kralendjik, ma le biciclette prima ed una scassatissima fuori-strada a nolo dopo risolvono alla grande il problema.
 


Il porticciolo di Harbour Village Marina, a nord di Kralendijk


Isola diversissima da quelle viste finora, perloppiù bassa e piatta, tranne un montarozzo nella parte nord, che è tutta dedicata al Parco Naturale "Washington Stinapa". Un giro per il parco è assolutamente da non perdere, e richiede diverse ore perchè le strade sono in effetti piste che mettono a dura prova le sospensioni ormai inesistenti della nostra povera 4x4 a nolo, e spesso vale la pena di fermarsi a guardare qualcosa.

Cactus: FORESTE di cactus, di quelli da cartone animato, alti e che si dividono in due o tre bracci, ma non uno quì ed uno lì, bensì vere e proprie foreste fatte solo di cactus.

 

 

 

 

 

 

 




Iguane: la prima ci ha incautamente attraversato la strada ieri, altre ne vediamo durante il giro nel parco: sono grosse, un buon 60/70 cm compresa la coda, e di un color verde pallido che si mimetizza benissimo coi cactus e le altre piante.
Quelle che riusciamo a vedere, o erano ferme in mezzo alla strada ad aspettare il turista di passaggio, o si sono mosse rendendosi visibili: sono abbastanza diffidenti, e non si lasciano avvicinare molto.

Fenicotteri rosa: Bonaire è LA casa dei fenicotteri rosa, quì vengono anche a nidificare ed ogni stagno, salina o palude ne è pieno: difficile fotografarli, non si lasciano avvicinare e tengono quasi sempre la testa sott'acqua. Una foto è riuscita bene a Mami, con un fenicottero in compagnia di un improbabile pellicano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Bonaire è inoltre il paradiso dei sub: dappertutto ci sono boe per attaccarsi con la barca e fare un tuffo, e naturalmente mezza isola campa portando i turisti a fare immersioni, con e senza bombole.

Ma non servono le bombole: noi ci siamo fermati a fare un bagnetto con maschera e pinne in una insenatura del Parco, e si nuotava in mezzo ai pesci letteralmente in mezzo metro d'acqua: li devi cacciar via per poterti muovere!!! Un americano con le bombole ci ha poi detto che a soli 10 metri di profondità ha incontrato delle aragoste (che naturalmente è vietatissimo catturare: quì quando arrivi, devi consegnare alla polizia i fucili da sub!)

Baby è un po' disperata perchè non può raccogliere conchiglie, ma deve farsene una ragione.

Lunedi 14, si riparte per le 750 miglia che ci separano dalle isole San Blas, Panama. Questo tratto di mare è tristemente famoso per essere molto impegnativo, ed i bollettini non sono molto buoni, speriamo in bene!!


SCUFFIATI!!

18 Gennaio 2008, ore 14 circa, 150 miglia a NNE di Panama: sono appena sceso in cabina, in piedi accanto al tavolo da carteggio e stò levandomi la cerata quando la barca inizia una violenta rollata sulla dritta: subito penso "accidenti, non si ferma!!" e mi ritrovo a gambe levate, bombardato da vari oggetti che volano da tutte le parti.

La barca finalmente si ferma, adagiata su un fianco, e mentre cerco di ritrovare l'equilibrio guardo preoccupato la cascata d'acqua che entra da un piccolo spiraglio del tambucio lasciato aperto: "se non si raddrizza alla svelta affondiamo", penso mentre trascorrono vari secondi, poi violentemente la barca si raddrizza ed il bombardamento di oggetti si ripete in direzione opposta.

In cabina suonano vari segnali di allarme, ma la mia prima preoccupazione è uscire a controllare cosa è successo a Barbara, che potrebbe essere caduta in mare; per uscire devo farmi largo attraverso i brandelli della capottina completamente distrutta ed una volta fuori trovo il caos. Un rapido colpo d'occhio all'albero: è ancora in piedi! Ma la prima priorità è aiutare Barbara, che è all'esterno della barca, aggrappata come un koala alla battagliola! Il telo paraspruzzi che era legato alla battagliola non c'è più, così riesco a sostenere Barbara mentre lei sguscia sotto la draglia e si adagia in coperta.
 


La capottina completamente distrutta


La pala del timone a vento non c'è più, e mentre uno di noi si mette al timone cominciamo a guardarci intorno e controllare i danni: l'albero è in piedi, ma le crocette sul lato di dritta sono piegate e di conseguenza le sartie sono in bando. Da una crocetta penzola incongruo il salvagente a ferro di cavallo con attaccata la boa automatica, che si è gonfiata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


La boa autogonfiabile è volata sulle crocette, ed il pagliolo del pozzetto è finito in mare.


Tutto ciò che si trovava in coperta sulla fiancata di dritta è stato spazzato via, i candelieri sono piegati e le draglie sono in bando, il pagliolo del pozzetto è sparito insieme con vari altri oggetti, il timone a vento oltre a non avere più la pala, che si è tranciata di netto, è anche storto.

Riduciamo ulteriormente il fiocco e ci mettiamo col vento al mascone di sinistra, in modo da lasciare sottovento le sartie in bando, e recuperiamo diligentemente tutte le cime che penzolano fuori bordo e che potrebbero andarsi ad impigliare nel timone o nell'elica.

Le apparecchiature elettroniche sono tutte spente, ed il motore (dopo aver velocemente controllato che non sia allagato) non parte! Sottocoperta, le sentine sono allagate, tutti gli stipi sul lato di dritta sono pieni d'acqua, le carte nautiche sono fradicie, PC e telefonini sono a bagno, il quadro elettrico è stato inondato, e ci sono lattine di bibite ed oggetti vari sparpagliati sul lato di dritta della barca.

Il ricevitore GPS principale non funziona, e quello di riserva è pieno d'acqua, l'antenna del VHF in testa d'albero è piegata ma funzionano ancora la radio SSB ed il telefono satellitare: dovremo usarli con parsimonia, dato che il motore non và e l'unica fonte di energia rimasta sono il generatore a vento ed i pannelli solari.
Tiriamo fuori il GPS palmare di emergenza, giusto per scoprire che consuma le pile molto velocemente e dobbiamo quindi limitarci ad accenderlo ad intervalli regolari.

Comincia il lavoro di sgottare la sentina (una delle pompe elettriche non si innesca, bisogna ricorrere al bugliolo!) e poi metodicamente di fare un po' d'ordine e cercare di salvare tutto quel che si è bagnato. Per fortuna riusciamo a far funzionare il timone a vento, nonostante sia storto, così almeno non dobbiamo timonare a mano, ed il vento viene da NE consentendoci di procedere, mure a sinistra, verso Panama. Siamo molto preoccupati perchè se il vento dovesse girare un poco più a nord, saremmo spinti verso le pericolose isole San Blas, senza motore e con limitate possibilità di navigare a vela.

All'appuntamento radio delle 18 riusciamo a comunicare con le barche del Rally (che sono all'ancora alle San Blas) e comunichiamo la nostra intenzione di proseguire direttamente per Panama. Verremo poi a sapere che loro hanno avvisato della nostra situazione le autorità Panamensi, e quelle hanno passato l'informazione alla Guardia Costiera italiana, che ha cominciato a telefonarci sul satellitare ad intervalli regolari: c'è poco che possano fare, visto che non stiamo affondando, ma è comunque un conforto sapere che la nostra situazione è monitorata!

24 ore sono passate, la situazione a bordo è un poco più sotto controllo, e siamo in contatto radio con un mercantile italiano diretto a Panama e che ha cambiato rotta per passarci vicino, su richiesta del Centro di Coordinamento di Roma: non possono fare molto, visto che non dobbiamo abbandonare la barca, ma è una iniezione di morale: siamo stanchi e stressati, e sarà ancora lunga!

Pochi minuti prima che il mercantile "Città di Roma" ci si affianchi suonando la sirena, il motore, quasi per miracolo, si mette in moto!! Giusto in tempo, perchè dopo poco il vento cade completamente, e siamo costretti a procedere a motore e di conseguenza a timonare a mano: arriviamo a Panama dopo altre 24 ore, stremati, ma ce l'abbiamo fatta!
 


Shaula3 danneggiata arranca nel porto di Shelter Bay Marina (Panama)


(Leggete in QUESTA PAGINA la nostra analisi di cosa è accaduto).

(In QUESTA PAGINA guardate il Video!)

 

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Last Update: 21/09/2014

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