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(La nostra rotta originaria e la deviazione
decisa all'ultimo minuto verso Salalah, Oman)
ATTENZIONE: QUESTA ROTTA NON E' PIU' SICURA DA ATTACHI
DI PIRATERIA!
31/01/2009
PARADISO MALDIVE
"Alle Maldive non si può fare niente, dopo pochi giorni vi stuferete" ci avevano
detto.
La reazione di molti di noi è stata del tipo "una settimana a far niente in un
atollo corallino? Magari!!" e così quasi tutta la flotta del Rally si è diretta
all'isolotto di Uligan, all'estremo nord dell'arcipelago delle Maldive, unico
luogo oltre alla capitale Male dove è possibile entrare legalmente nel paese.
Il luogo corrispondeva alle attese: un atollo con un piccolo villaggio, corallo,
pesci a migliaia, sole, una pacchia!
L'ancoraggio dell'isolotto di Uligan
Ma la vera sorpresa, specialmente dopo la brutta esperienza dello Sri Lanka, è
stata la popolazione, a partire dai 5 funzionari che arrivano a bordo a sbrigare
in modo efficiente tutte le pratiche di entrata in pochi minuti, tutti ragazzi
giovani e cortesissimi.
In paese troviamo la stessa situazione: il paese è rigorosamente musulmano,
quindi le donne se ne stanno in disparte anche se rispondono con dei sorrisoni
ad un cenno di saluto, e tutti sono disinteressatamente servizievoli e di una
gentilezza estrema.
Un ragazzo del posto si è ingegnato a farsi dare l'autorizzazione dall'agente di
Male per operare come suo sub-agente, e non finiva più di scusarsi per doverci
far pagare 20 dollari per gestire il nostro permesso a restare più dei primi 3
giorni, spiegando che deve pagare una royalty all'agente di Male (che fà pagare,
per lo stesso servizio, 200 dollari, non 20!).
Un gruppo di ragazzi del posto ci ha organizzato un giro per le isole
dell'atollo su un paio di barche da pesca adattate per l'occasione, e così
abbiamo avuto modo di visitare un paio di villaggi più grandi: semplici, ma
dignitosi, e sempre grandi sorrisi dappertutto.
Pescatori al lavoro sull'isolotto di Mulhadhoo
Questa tappa si è rivelata una piacevole sorpresa e l'ultima opportunità per
rilassarsi, prima di dirigersi verso il Golfo di Aden ed i suoi pirati;
l'atmosfera si fa tesa e nervosa!
NOTA IMPORTANTE: sebbene già al tempo del nostro passaggio, nel 2009, la
situazione stesse facendosi pericolosa anche per gli yacht, ora è MOLTO
PEGGIORATA ed il percorso da noi seguito NON E'
PIU' SICURO! Per ulteriori
informazioni leggete QUESTA PAGINA.
01/02/2009
SILENZIO RADIO...
Stiamo per partire verso il Golfo di Aden ed i suoi pirati!
Per motivi di sicurezza, non forniremo dati precisi circa la nostra posizione,
fino all'arrivo a Gibuti.
04/02/2009
FIN CHE LA BARCA VA...
Tutto bene per ora, stiamo godendoci una delle migliori veleggiate di tutto il
viaggio, con un bel ventarello intorno ai 10 nodi al traverso e niente onda, che
ci permette di filare ad una decente andatura, aiutati anche da una corrente
favorevole.
Unico problema, i pescherecci che filano lunghissime reti galleggianti (anche 5
miglia di rete!), poco o nulla segnalate: già due barche del Rally ci sono
finite dentro in piena notte, e per liberarsi c'è voluto del bello e del buono,
senza nessun aiuto da parte dei pescatori (forse sono illegali?).
Pirati, arriviamo!
07/02/2009
BREZZE...OCEANICHE?
Sono tutti un po' perplessi: siamo a centinaia di miglia dalla costa più vicina,
ed il vento è variabilissimo in direzione e velocità, rinforzando al tramonto
come se fosse una brezza: qualcuno sospetta l'influenza dello Himalaia, che però
è a migliaia di miglia da quì. BOH???
Intanto ce la godiamo: il vento è più o meno sempre tra la bolina larga ed il
gran lasco, tra i 10 ed i 15 nodi, ed a questa andatura Shaula tira fuori le
unghie e tiene il passo di barche che solitamente ci lasciano indietro.
08/02/2009
PESCATORI...
Quando navighiamo, stiamo sempre attenti a non intralciare i pescatori:
dopotutto, loro dal mare ci campano, mentre noi siamo quì a divertirci.
A volte però, i pescatori si comportano come se in mare non ci fosse nessun
altro.
Al Borneo ci è capitato di prendere uno spavento con un
peschereccio, vicinissimo, che aveva una luce rossa ed una verde SULLO STESSO
LATO della barca, e ci sembrava andare nella direzione opposta a quella dove
stava effettivamente andando!
Ed adesso, dallo Sri Lanka al Mare Arabico, un nuovo sport: barche da pesca che
vanno alla deriva nella corrente, trascinandosi dietro una rete galleggiante
lunga anche diverse miglia e spesso non segnalata! Noi ne abbiamo incrociate due
partendo dallo Sri Lanka, ed almeno altre 3 barche del Rally ci si sono infilate
in piena notte, credendo di essere sufficientemente lontani dal peschereccio,
che non si è minimamente preso la briga di fare alcun segnale nè men che meno di
aiutare la barca a liberarsi...
Da queste parti passano parecchie navi, mi chiedo cosa succede se una si trova
la rotta attraversata da una rete lunga 5 miglia e non segnalata!
Poi leggi il Navtex, e ci trovi 3 messaggi relativi a barche da pesca scomparse
negli ultimi giorni...
Sono poveracci, ovviamente, ma un peschereccio d'alto mare costa comunque
parecchio di più di una torcia elettrica o di una lucetta a LED, proprio non
capisco questa incoscienza.
23/02/2009
OMAN!
Nei Rally passati, gli yacht partivano dalle Maldive verso un punto di incontro
in alto mare al largo di Socotra (un'isola che è l'equivalente arabo di quello
che è la Tortuga nei Caraibi: un posto dove il mestiere di pirata si tramanda di
padre in figlio...); a causa del poco vento, è spesso capitato che le barche si
siano trovate a corto di carburante prima ancora di iniziare il percorso lungo
il Golfo di Aden fino a Gibuti. Un anno hanno perfino elemosinato un fusto di
carburante da un mercantile di passaggio!
Stavolta, con una decisione dell'ultimo minuto, hanno deciso di aggiungere una
tappa a Salalah, in Oman che è considerato un paese "sicuro"; non avevamo
neppure le carte nautiche di questa zona, comunque siamo arrivati senza problemi
nell'enorme porto commerciale di Mina Raysut, a pochi chilometri da Salalah.
Gli yacht ormeggiati in una piccola darsena del
modernissimo porto commerciale
Porto commerciale, quindi non attrezzato per accogliere yacht, ma modernissimo e
ben organizzato; tutti abbiamo noleggiato un'auto ed abbiamo cominciato a fare
rifornimento di carburante (tocca andarselo a prendere con le taniche da un
distributore stradale, ma almeno costa un quarto che in Italia!) e di cibarie.
Paese strettamente musulmano, per cui non sorprende vedere le poche donne in
giro completamente coperte di burka nerissimi (anche se nei negozi si vendono
abiti eleganti e colorati, che evidentemente le donne usano in casa), mentre gli
uomini sono vestiti in varie fogge ma la prevalente è una bianchissima e
pulitissima jalabija bianca.
Tutti sono amichevoli e cordiali, e sempre disposti ad aiutare; non devono
vedere molti turisti da queste parti tuttavia, e sembriamo rappresentare un po'
il fenomeno del giorno.
La piccola moschea presso la tomba del profeta
Giobbe
Cambiamento drammatico di paesaggio rispetto ai paesi visitati finora, con
larghi tratti di pianura sabbiosa alternati a basse montagne scavate dalle
piogge monsoniche a formare scenari drammaticamente spettacolari. Siamo andati
sull'altopiano fino alla tomba del profeta Giobbe (si, proprio quello, è
riverito anche dai Musulmani) lungo una strada ben tenuta nel mezzo del nulla.
Non abbiamo visto il vero e proprio deserto perchè comincia solo oltre 200
chilometri più a nord.
...e tanti, tantissimi dromedari, che brucano gli stenti cespuglietti ai lati
delle strade; per una volta tanto, i cartelli segnalatori di "passaggio animali"
non sono messi tanto per dire, ad una cert'ora della sera le mandrie di
dromedari attraversano come se niente fosse anche l'autostrada che collega il
porto con la città, e le auto si fermano ad aspettare che passino con la loro
camminata elastica e lenta.
Ci siamo trovati bene, ed anche se ovviamente non c'è molto da vedere è stata
comunque una tappa interessante.
IL GOLFO DEI PIRATI...
Il golfo di Aden, lo stretto braccio di mare
lungo circa 650 miglia stretto tra le coste della Somalia e dello Yemen, da
molti anni è stato teatro di occasionali episodi di banditismo anche ai danni
degli yacht di passaggio; negli ultimi anni, l'attenzione dei pirati si è
concentrata ai danni delle navi di passaggio, ed il pericolo per gli yacht
sembrava essere limitato. Ciononostante, l'organizzazione del Rally,
in coordinamento con le autorità militari che pattugliano l'area, ha organizzato
il passaggio in gruppi di 6 barche ciascuna, in formazione stretta a poche
centinaia di metri l'una dall'altra, con un costante monitoraggio via radio.
Su consiglio dei militari, le barche hanno navigato lungo la corsia di
separazione tra i due sensi di marcia seguiti dalle navi (qualcosa che
normalmente è proibitissimo fare!), una striscia larga appena un miglio.
Per evitare che le barche più veloci raggiungessero quelle più lente, le più
lente sono state fatte partire per ultime, un gruppo ogni 6 ore; manco a dirlo,
noi eravamo nel 5° ed ultimo gruppo, partito a 24 ore di distanza dai primi.
Grande tensione a bordo, anche per la prospettiva di navigare per almeno 4
giorni a 2-300 metri dalle altre barche, mantenendo distanza e velocità costanti
e stando attenti ad ogni possibile avvistamento, con le grandi navi che ci
sfilavano nelle due direzioni a poche centinaia di metri di distanza.
24/02/2008
Da qualche parte nel GOLFO DI ADEN...
Ieri, giornata movimentata; è il compleanno dello skipper di una delle barche
del nostro piccolo gruppetto, per cui si è cominciata la giornata ridendo e
scherzando.
Poi, la motonave "Saldana" lancia una richiesta di aiuto perchè è circondata da
numerosi barchini veloci; appena una delle navi militari che pattugliano la zona
risponde alla chiamata, il capitano della Saldana riferisce che i barchini si
sono fermati vicino al loro peschereccio-mamma, facendo i finti-tonti.
Purtroppo da queste parti anche i pescatori veri operano con un peschereccio e
diversi barchini dotati di potenti fuoribordo: li abbiamo visti sfrecciare
diverse volte, non è facile capire se sono pescatori veri o pirati.
Il nostro gruppo ha cominciato ad innervosirsi, per cui abbiamo deciso di
stringere i ranghi: bisogna stare sempre attenti, ci vuole poco navigando sotto
pilota automatico per investirci l'un con l'altro, navigando a soli 2-300 metri
di distanza!
Nuova chiamata della Saldana, ancora più allarmato perchè i barchini sono
tornati a farsi sotto: niente armi in vista, ma il capitano è ovviamente molto
allarmato.
La nave si trova a meno di 60 miglia da noi e procede nella nostra stessa
direzione, per cui anche noi stiamo all'erta in caso ci siano altri barchini in
giro, e proprio mentre la nave riferisce che all'arrivo dell'elicottero militare
i barchini intorno a loro si sono fermati di nuovo, arriva una chiamata da
"Magnolia", una barca a vela che si trova a sole 3 miglia da noi e che riferisce
di avere avvistato una imbarcazione che punta velocemente verso di lui!
Noi chiudiamo ancora di più la formazione, ed assistiamo un po' preoccupati
mentre Magnolia punta ovviamente verso di noi, evidentemente nella speranza di
dissuadere l'ipotetico attaccante: cacchio, ci porta i pirati addosso, proprio
mentre i militari sono occupati con un'altra emergenza a sessanta miglia da
qui???
Poi, all'orizzonte, la caratteristica sagoma di una fregata: passano di qui
proprio in quel momento per puro caso, ma intanto si spera che possano fare da
deterrente.
Il barchino è ancora lontano, alle calcagna di Magnolia che corre a tutta birra
verso di noi (che non ci sogniamo di rallentare!...), ed arriva un elicottero,
un grosso Black Hawk dall'aria brutta e cattiva: sarà pure stato un innocente
pescatore che se ne andava per la sua strada, ma stà di fatto che il barchino si
allontana a tutta birra.
Una mezz'ora più tardi, l'elicottero torna a darci un'occhiata, ci scatta
qualche fotografia e se ne và da dove era venuto: sono venuti apposta per
controllare che fosse tutto a posto!
All'alba, nuova chiamata della Saldana: stavolta è sotto attacco, riferisce che
dai barchini stanno sparando! Ora si trova circa 60 miglia davanti a noi, nella
notte ci ha sorpassato ed evidentemente i pirati li hanno pedinati a distanza ed
hanno attaccato alle prime luci!!
Purtroppo non sentiamo altro per radio, le unità militari non fiatano (saranno
passati su frequenze che non possiamo ascoltare?), ma arriva a palla il nostro
amico elicottero che ci gira attorno ancora una volta, chiede se va tutto bene e
se ne và.
27/02/2009
SIAMO I FEROCI PIRATI, ARRRH!!!
Ieri, giornata di grande tensione: dopo un paio d'ore dalla chiamata di
soccorso, il capitano della "Saldana" ha richiamato per dire che i pirati erano
a bordo e che le navi militari non si avvicinassero. Presumibilmente gli avranno
imposto di dirigersi verso un qualche porto della Somalia.
E' stato un attacco fulmineo, nella luce ancora incerta dell'alba, e
l'equipaggio si è accorto dell'attacco quando i pirati stavano già salendo a
bordo; anche ci fosse stata una nave militare vicina, non avrebbe avuto il tempo
di fare nulla!
Le navi mercantili che passano nelle due direzioni vicino a noi stanno
visibilmente procedendo a tutta velocità, ed il traffico è diminuito molto,
forse i militari stanno fermando le navi agli ingressi del corridoio per farle
poi procedere in convoglio.
In navigazione in formazione serrata nel Golfo
di Aden
Noi ormai siamo in ballo e ci sentiamo molto soli, ed il fatto che per diverse
ore non riusciamo a contattare nessuna nave militare non contribuisce
minimamente al morale!
Stamattina all'alba, stessa scena: una petroliera chiama soccorso, dicendo che
ci sono numerosi barchini che si avvicinano a grande velocità, e dà la propria
posizione che risulta essere ad appena 4 miglia da noi!
Stavolta c'è una nave militare vicina, che promette di inviare un elicottero
entro pochi minuti, ed intanto dice alla petroliera di invertire la rotta: con
una certa preoccupazione, vediamo la sagoma di una nave poco a sud di noi
ruotare, sono proprio vicinissimi!
...E se i pirati, scacciati dall'arrivo dell'elicottero, decidessero di
attaccare noi? Seguiamo gli eventi in silenzio, poi il capitano della petroliera
chiama ancora: "li vedo, sono sei imbarcazioni, adesso hanno rallentato ma
vengono ancora verso di noi, sono in posizione..." e dà una posizione che....E'
LA NOSTRA!!!
Il deficiente ha visto noi, che certamente non andavamo ad alta velocità e men
che meno nella sua direzione, ha creduto che fossimo barchini di pirati ed ha
chiamato la cavalleria!....
Arriva l'elicottero, che peraltro già aveva detto arrivando che probabilmente si
trattava di noi (sanno dove siamo), e l'incidente è presto chiuso e possiamo
scherzarci sopra.
Abbiamo deciso: se i pirati si avvicinano, LI ATTACCHIAMO NOI!!! ARRRRH!!!...
28/02/2009
SALVATI DA UNA CHIATTA!!
Ieri mattina, Gibuti era ormai in vista e procedevamo a motore in calma piatta.
Una e-mail scherzosa da Rally Control: "se vi portate dietro una petroliera, ve
la sdoganate da soli!" suscita qualche sorrisetto, ma siamo in acque Somale e
niente affatto ancora al sicuro, anche nel Rally precedente c'è stato un
episodio di presunto attacco proprio in queste acque.
In lontananza a prua, due Dhow attraversano la nostra rotta, procedendo
lentamente verso sud; li teniamo d'occhio, e quelli si fermano, poi uno cambia
rotta e si dirige con aria di niente verso di noi, mentre l'altro rimane fermo.
Sembra tanto una manovra di accerchiamento; col binocolo possiamo vedere che
entrambe le barche sono zeppe di gente ed anche se sembrano farsi gli affari
propri, intanto si avvicinano.
Chiudiamo la formazione ma non possiamo accellerare perchè una delle barche del
nostro gruppo proprio adesso ha un problema al motore, e quando i due Dhow
cominciano a puntare verso di noi in maniera un po' troppo esplicita, chiamiamo
soccorso: risponde una nave francese, che si dirige subito verso di noi
promettendo di arrivare in 20 minuti: un po' troppi, ma in realtà quasi subito
compare in lontananza la loro sagoma, forse hanno bluffato deliberatamente. Stà
di fatto che i due Dhow cambiano subito rotta e si allontanano a tutta birra
verso le acque Somale.
Arriva la nave di gran carriera, e vediamo che in realtà si tratta di...una
CHIATTA!!! Non c'è l'ombra di un'arma a bordo, ci domandiamo cosa avrebbero
potuto fare se fossimo stati effettivamente attaccati, ma stà di fatto che ha
funzionato.
Ultime miglia in relax, arriviamo nella rada di Gibuti accolti dalle altre
barche del Rally che sono già all'ancora, ce l'abbiamo fatta!!!
05/03/2009
GIBUTI!!...
Siamo ripartiti da Gibuti un paio di giorni fa, dopo aver trascorso circa una
settimana in questa ex-colonia francese.
Gibuti, la piazza del mercato
Abbiamo potuto ripristinare le nostre scorte di cibarie difficili da trovare, ma
i prezzi sono astronomici ed in generale tutti gli abitanti sembrano preoccupati
di liberarci delle nostre finanze il più rapidamente possibile, anche al punto
di salire a bordo nottetempo per rubare soldi ed oggetti di valore senza
svegliare gli occupanti.
Almeno 3 barche hanno subito furti, e sono saliti anche a bordo di Shaula ma non
si sono fidati ad entrare e non hanno rubato nulla; piuttosto fastidioso!
Peccato perchè il paese è spettacolare, posto proprio lungo la faglia del Rift
che un giorno taglierà l'Africa in due, con laghi salati di cui uno è il terzo
punto più basso della terra (150 metri sotto il livello del mare), una foresta
detta "primaria" perchè è così che si presentavano le prime foreste del pianeta,
terreni vulcanici e colline che sbucano dalla pianura.
(sinistra) la spettacolare faglia del Rift, che
stà lentamente tagliando in due l'Africa e, (destra) la depressione del lago
Assal
La "foresta primaria" del Day
Anche la gente, fuori dalla città, è più naturale e cordiale; vivono una vita
semplice ma dignitosa, le baraccopoli le vediamo solo alla periferia della
città.
Lungo la strada che da Gibuti porta alla città di Tadjoura, all'estremità nord
della baia, vediamo molta gente camminare in piccoli gruppi: sono emigranti
clandestini, sopratutto Etiopi, che si dirigono verso lo Yemen e di li in Arabia
Saudita: la marcia sotto il sole è terribile, ma nessuno ci fà caso, li soccorre
o li ferma.
Ora ci attende il Mar Rosso: oltre 1000 miglia fino alla prossima tappa,
probabilmente con una parte considerevole da fare di bolina contro venti che
spesso soffiano con forza di burrasca. Sarà dura!
07/03/2009
QAT E CAROVANE...
Un paio di cose di cui ho dimenticato di parlare, a proposito di Gibuti:
Da queste parti è molto comune vedere gente che gira con un ramoscello in mano,
masticandone le foglie: si tratta del QAT, o KHAT, le cui foglie hanno un blando
potere allucinogeno, un po' come le foglie di coca.
Saranno anche blande, ma ora di sera a furia di masticare foglie uno rischia di
essere quantomeno poco lucido, un po' come una ubriacatura, e l'abitudine è
diffusissima tra gli uomini e non rara anche tra le donne.
Un paese di drogati cronici?
Alcuni attribuiscono anche agli effetti del QAT certi episodi di pirateria
spicciola da parte dei pescatori, e la cosa non è da escludere; certo che quelli
che un paio di anni fa hanno cercato di rapinare una nave da guerra dovevano
essere proprio fatti alla grande!!
Carovane: quì ci sono ancora le carovane di dromedari, ne abbiamo viste diverse
lungo la strada: portano sale (raccolto dalle rive del lago di Assal) o carbone,
diretti verso l'Etiopia. Un sacco vale un migliaio di Franchi, cioè circa 6
dollari, ed un cammello ne porta 8, quindi ogni bestia porta un valore di
neanche una cinquantina di dollari.
(Riguardando le foto, mi sono accorto che i sacchi sono in realtà solo 4 per
cammello, il cui carico quindi vale meno di 25 dollari!)
Carovane diverse sulla A1, la strada che da Gibuti si spinge a sud-ovest verso
Addis Abeba: in seguito all'indipendenza dell'Eritrea, l'Etiopia è rimasta senza
sbocchi sul mare (la vera ragione del prolungato conflitto tra i due paesi), e
Gibuti è diventato il porto dell'Etiopia. I trasporti sono sopratutto su camion,
che percorrono a centinaia la scassatissima strada, spesso neanche asfaltata,
che si dirige verso l'interno; si vede di tutto, da veicoli ragionevolmente
moderni a vecchi FIAT degli anni '60.
Non mancano i resti di incidenti, container ribaltati fuori strada (e
debitamente saccheggiati del loro contenuto), camion fermi lungo la strada con
l'autista intento ad una riparazione di fortuna, ed anche a volte resti di
veicoli utilizzati come componenti delle capanne. Il massimo della moda: il "tukul"
chiuso con le porte di una automobile!
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